Come una bella fiaba, la storia dell'ACETO BALSAMICO DI MODENA potrebbe cominciare proprio così: "C'era una volta…" ed è una cronaca che inizia con l'aceto.
Le storicità che riguardano l'aceto balsamico di Modena, dai secoli passati per giungere ai giorni nostri, sono innumerevoli. La base di tale delicatissimo nettare culinario, appunto l'aceto di vino, era già conosciuto nel periodo di massimo splendore ellenico delle città stato e successivamente, apprezzabilissimo, durante l'epoca imperiale di Roma, ben oltre venti secoli fa! I mosti utilizzati erano vari ed a diversa gradazione zuccherina, dal caroenum al defrutum, alla sopa o sapa, l'aceto è sempre stato utilizzato per valorizzare carni, pesci, verdure e perché no….le dolcissime pesche duracine, in quanto Apicio lo enuncia nelle cinquecento ricette del famoso trattato di culinaria "De re coquinaria".
Non solo Apicio era un dotto estimatore e fautore dell'utilizzo dell'aceto in cucina, anche Plinio il Vecchio, Orazio, Marziale, Colummella e Terenzio Varrone, hanno dedicato particolare attenzione nelle personali trattazioni di piatti preparati con tale indispensabile ingrediente.
L'impero romano decade e l'Italia è preda dei cosiddetti barbari che distruggono e radono al suolo ciò che non è di gradimento, villaggi e città, ma soprattutto il contado che è destinato all'abbandono ed impoverimento. Tra momenti storici altalenanti, si arriva al 1046, quando Enrico III° di Franconia diretto a Roma per essere incoronato imperatore, sostando a Piacenza, dona preziose regalie al marchese Bonifacio, papà della neonata Matilde, ricevendo in cambio quel "…famoso aceto che si prepara nella luminosa rocca di Canossa": è forse l'antesignano dell'aceto balsamico di Modena che vedrà il primo riconoscimento solamente nel 1832 da parte del Conte Gallesio?
È noto che l'aceto balsamico è nato come "balsamo medicamentoso e lenitivo" da applicare esternamente sulla pelle ed assolutamente non commestibile, ad uso esclusivo di re, imperatori e dell'immancabile clero, ma è solo durante il rinascimento, con la svolta agrodolce della gastronomia aristocratica, che le tavole nobiliari manifestano lusso e potere, non solo con vasellame prezioso, ma soprattutto con la magnificenza di rari cibi provenienti dalle lontane contrade allora conosciute: ebbene, l'aceto balsamico cominciava ad essere apprezzato anche come condimento per talune delicate portate. Occorre attendere il 1747 quando, da parte della "Corporazione dei Cerusici" che ne modificò il personale significato, aggiungendone alle proprietà terapeutiche anche "…aiuto et salutare per li visceri se ingerito in piccole dosi".
Il primo documento ufficiale per il riconoscimento della denominazione "ACETO TRADIZIONALE DI MODENA" risale al 1933 ed il successivo decreto del 1965 ne identifica le caratteristiche di produzione e commercializzazione tuttora in vigore, a cui i produttori devono rigorosamente attenersi.
Non è il momento di addentrarci nella conoscenza di questo "aceto non aceto", raro elisir dalle preziose qualità di esaltare ed arricchire pietanze, dalle più complesse e raffinate alle semplici e povere?
Il mosto che si ottiene da selezionate uve prettamente locali quali, trebbiano modenese con minima l'aggiunta di altre uve sia bianche che nere, è portato all'ebollizione fino a ridursi almeno della metà e concentrazione di tutte quelle sostanze indispensabili per ottenere il futuro condimento. Successivamente, si impreziosisce per lenta acetificazione derivata dalla naturale fermentazione e progressiva concentrazione mediante lunghissimo invecchiamento e maturazione, in una batteria di botticelle di legno di varie essenze e dimensioni. Ogni "legno" cede all'aceto una personale caratteristica: castagno, ricchissimo di tannini, contribuirà al caratteristico e luminoso colore bruno; ciliegio, dolcissimo, donerà il piacevole e tipico gusto; gelso, ne concentrerà più rapidamente la consistenza; ginepro, ricco di gradevoli essenze resinose, aromatizza i rari sentori, mentre il rovere della botticella più piccola, dai pregiati sentori legnosi, rende l'aceto unico e prezioso.
Come si può rimanere indifferenti di fronte alla goccia scura e luminescente, densa, limpida, dall'inconfondibile e penetrante nonché unico profumo? È facile innamorarsi di questo naturale prodotto dell'arte, della scienza e delle tradizioni che si perdono nelle notti dei tempi, che ci accompagnerà alla ricerca di piacevoli unicità gastronomiche. Profumo evoluto ed inimitabile gusto dolce ed agro ben equilibrato, generosamente pieno e complesso, sapido dalle sfumature vellutate che evidenziano quelle rarità che ben si fondono armoniosamente in quanto si rivelano discrete, quasi timide, sicuramente mai invadenti, ma impreziosiscono ogni ricetta ed armonizzandone i sapori, stimolano i sensi a spronare la genialità umana alla ricerca di nuove ed accattivanti sensazioni.
Di seguito, ho riportato alcune facili e gradevoli ricette da realizzare con l'aggiunta dell'ACETO BALSAMICO DI MODENA, accattivanti bouquets di sapori e gustosità che gli avventori delle nostre tavole, sapranno delicatamente apprezzare.
ANTIPASTI
PRIMI PIATTI
SECONDE PORTATE
DOLCI
GELATO ALLO ZABAJONE CON ACETO BALSAMICO DI MODENA- Dosi per quattro persone.
Ingredienti: 250 cl. di panna da montare; 1 uovo intero e di 2, solo il tuorlo; 200 gr. di zucchero; 1/2 bicchiere di brandy; 1/2 bicchiere di marsala; aceto balsamico di Modena.
Tempo di preparazione: 45 minuti.
- Col frullatore, montare prima la panna con metà dello zucchero e successivamente, le uova con il restante zucchero unendovi anche il brandy ed il marsala. Appena montato il tutto, unire le due creme ottenute separatamente e mescolare amalgamando delicatamente fino ad uniformare in una spumosa crema. Porre in freezer per 3-4 ore controllando lo stato di rassodamento: consistente ma non ghiacciato. Servire in coppette ed aggiungere singolarmente un cucchiaino di aceto balsamico di Modena.
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