Raffinati e scrupolosi, nonché attenti e ferrati, indipendentemente dall’età e ceto sociale che li distingue dagli altri, ma con ricchezza di prospettive alquanto ‘uniche e peculiari’. I giovani, compresi tra i 20 e 30 anni, sono gli attuali cultori di questa bevanda, stiamo parlando del vino, in quanto appassionati da ciò che tale nettare può rappresentare, nonché fautori di questa collettività in continua conversione che solo il mondo stesso del vino può essere. In particolare, questi giovani e soprattutto donne, si sono ‘entusiasticamente buttati’ sia tra i consumatori che nell’ampio mondo del professionismo, esperti, sommeliers o come produttori. La stereotipa immagine che il vino ha, purtroppo sempre voluto rappresentare, quella di prodotto nocivo e da consumarsi con attenta moderazione, è finalmente svecchiata emancipandosi nelle mille immagini naturali e potenzialità salutistica, nonché glamour e trendy, legati alla terra ed al terroir, adatto ad ogni palato ed a ogni personale fattore economico, cioè la ‘tasca’ a disposizione, considerando che davanti ad un buon bicchiere si socializza e si acuiscono affetti e relazioni: in altre parole, tutto questo è CULTURA!
Il Made in Italy, che punta esclusivamente alla qualità, consente ai giovani di avvicinarsi e preferire maggiormente il vino a scapito di bevande tradizionalmente loro, come birra e superalcolici. Questo è dovuto non solo perché si frequentano trattorie, aziende vitivinicole ed enoteche, ma alla nuova immagine che il vino, con i personali valori, diffonde sempre più. Un buon calice di vino è gradito ‘complice’ negli ambienti giovanili e conviviali quali, appunto, enoteche e wine-bar, nelle vetuste osterie rivisitate e tornate di moda e, da non trascurare, sempre più anche in pizzeria. Purtroppo nella quotidianità della cronaca, si verifica che i giovani sono giustamente accusati di abusare delle bevande alcoliche, mentre è confermata la crescita che gli stessi giovani avvicinandosi al vino, hanno un atteggiamento completamente diverso da ciò che gli alcolici suscitano, in quanto ne apprezzano la qualità, stima e rispetto intrinseco di quello che rappresenta. Un recente studio di sondaggi condotto da varie istituzioni quali, VINEXPO, BRULE’ e VILLE & ASSOCIES sull’approccio del vino da parte della nostra gioventù compresa tra i 20-30 anni di Francia, Belgio, Gran Bretagna, Italia, USA e Giappone, per cui un’ampia realtà sociale, ha dato lusinghiere notifiche.
Emerge che vi è uno stretto legame tra giovani e vino, considerata bevanda moderatamente alcolica e qualitativamente gradita, in quanto tale consumo è considerato, a volte, indice concretizzabile di maturità: risultati ottimi ed incoraggianti finchè si vuole ma… continuiamo a stare con i piedi per terra, sempre vigili ed attenti che il tutto non degeneri in processi irreversibili! I giovani manifestano concrete difficoltà nell’orientarsi tra le innumerevoli tipologie della stessa denominazione ed ai costi, spesso elevati e nettamente distorti, che comportano in un bicchiere di vino di qualità, ma contemporaneamente, provano un sottile piacere nell’informarsi e considerare se stessi non più semplici bevitori ma amatori e buongustai. Affine al ricco occidente, un’attuale indagine nella lontana ed anacronistica India, dove, dopo la Francia, l’Italia è il secondo paese fornitore con circa 300mila bottiglie, pari ad un valore di 1 mldo di euro, con esportazioni aumentate del 70%. I principali consumatori sono rappresentati dalla gioventù delle classi medie e residenti nelle grandi città - Mumbai, Dheli, Goa, Banglaore -, per cui, con la crescita economica il consumo stesso è tendenzialmente destinato ad incrementare.
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