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Vini dal centro sud

Vino di Calabria, questo sconosciuto

di Fabio Cimmino

MappaArticolo georeferenziato

Avendo preso parte la scorsa estate alle degustazioni per la Guida Vini Buoni d'Italia, edita dal Touring Club Italiano, mi è stata data l'opportunità, tra l'altro, di potermi fare una piccolissima ma interessante panoramica sulla produzione vitivinicola calabrese. Diverse aziende hanno, infatti, inviato i campioni ed ho potuto così degustare affianco ad etichette note e collaudate anche prodotti che non conoscevo e che, solitamente, non sono facilissimi da reperire fuori dal mercato locale. C'è da dire, infatti, che continuano ad essere poche le aziende (quasi sempre le stesse nda) a poter vantare una visibilità ed una accessibilità su scala nazionale mentre tutto il resto rimane decisamente sommerso, una sorta di "ufo" enologico, un mondo ancora tutto da scoprire.

Sono, ad ogni modo, sicuro che questa regione anche dal punto di vista del vino di sorprese e di bottiglie veramente buone, uniche ed originali ne abbia da offrire, eccome. Qualche tempo fa, solo per fare un esempio, avevo assaggiato la riserva Ripe del Falco di Ippolito ed ero rimasto letteralmente sconvolto, nonchè positivamente colpito, non tanto e non solo per la straordinaria qualità e caratterialità di questo gaglioppo in purezza ( e pur avendone già in più occasioni parlato mi fa piacere ricordarlo per l'ennesima volta anche in questa sede) ma anche per l'assurdo ed incomprensibile silenzio mediatico che circonda il produttore e questa eccezionale etichetta in particolare.

Chiusa questa breve, doverosa parentesi prima di passare a raccontarvi le singole realtà con alcune delle etichette rappresentative penso sia interessante dare uno sguardo d'insieme alla produzione regionale. Sono 18.500 gli ettari coltivati con 1.390.000 quintali di uva prodotta; le vigne sono per la maggior parte in collina con una piccola percentuale equamente suddivisa tra pianura e montagna; la produzione media per ettaro si attesta sui 75 quintali, gli ettolitri di vino prodotti 620.000, di questi solo 77.400 vengono imbottigliati seguendo i disciplinari di una delle 12 doc regionali.


Caparra & Siciliani
Le due famiglie decisero di fondare, a Cirò Marina, questa storica azienda nel 1963. Oltre 200 ettari di vigneto esclusivamente nella zona del Cirò e del Cirò classico. Di questa cantina ho avuto modo di assaggiare il Cirò rosato nella duplice versione base e Formelle 2005, entrambe da uve gaglioppo: il primo, dall'encomiabile rapporto qualità-prezzo, è giocato su un impatto diretto ed un'apprezzabile sapidità mentre la selezione, ottenuta con un più prolungato contatto sulle bucce, ricorda per struttura e progressione organolettica, un rosso vero e proprio più che un rosato. Ho degustato, poi, il Cirò Classico Solagi (da un toponimo locale) che, oltre che per il livello qualitativo sopra la media, si segnala, anche in questo caso, per l'ottimo rapporto qualità-prezzo. Tre vini in totale, che pur non rappresentando sicuramente il vertice della produzione aziendale, identificabile nella Riserva Volvito, dimostrano la capacità di offrire prodotti affidabili e dall'indiscutibile costanza qualitativa. Garanzie assicurate anche dalla mano esperte dell'enologo Severino Garofano. www.caparraesiciliani.it

Parrilla

Siamo nel territorio del Cirò classico dove questa azienda, da ben quattro generazioni, coltiva unicamente gaglioppo e greco bianco. Vengono utilizzati solo antiparassitari ecocompatibili ed il diserbo avviene meccanicamente, senza l'utilizzo di prodotti chimici. Ho provato, purtroppo, solo il Cirò Classico 2004, un vino da uve gaglioppo in purezza che pur senza particolari pretese o ambizioni rivela precisione e pulizia olfattiva. Sono le note primarie, vinose, secondarie del frutto e speziate terziarie a dominare, in rapida successione, l'impianto olfattivo mentre al palato si fa apprezzare per la buona corrispondenza gusto-olfattiva. Andrebbero, però, provate anche la versione superiore e, soprattutto, la Riserva Campoleoni per poter meglio testare le reali potenzialità di questa cantina del crotonese. www.parillavini.it

Cantine Lento
Alle tenute storiche di Amato, Romeo e Caracciolo, che si trovano nel cuore della doc Lamezia per un totale di 100 ettari tra vigneti, uliveti e boschi, si è aggiunta quella di Galati dove è stata progettata la nuova struttura. Ho assaggiato il Dragone 2004 un blend di magliocco, greco nero e nerello. Un rosso che denota serietà d'esecuzione anche se non riesce a trascinare né esercitare particolare coinvolgimento emotivo: il colore è rubino intenso, al naso i profumi sono abbastanza ampi con ricordi di frutti a bacca rossa ed un finale speziato, al palato risulta discretamente caldo e avvolgente . Anche in questo caso per chi volesse farsi un'idea più significativa del livello complessivo della produzione aziendale andrebbero assaggiate anche le altre etichette, in particolare il Lamezia Riserva e l'IGT FedericoII. www.cantinelento.it

Zito
Stefano Zito impiantò i primi vigneti in Contrada Martà e Difesa Piana. Oggi la Vinicola Zito significa Cirò declinato nelle sue molteplici versioni: d'annata, cru e riserva. Vini di difficile valutazione e non sempre facili da decifrare se non altro per la distintiva forza individuale non piegata ad alcun compromesso. Può così capitare qualche imprevisto in termini di pulizia olfattiva e qualche imprecisione realizzativa, elementi che possono trasformarsi in più di un semplice ostacolo per mettere a fuoco, correttamente, la progressione organolettica di questi vini. Le due selezioni di Cirò classico 2004 che ho avuto modo di degustare, il Krimisa e l' Alceo, hanno denotato entrambi simili problematiche e alcune perplessità complici, forse, bottiglie poco fortunate. Decisamente più prestante la versione Riserva caratterizzata da un frutto dolce e maturo solo leggermente screziato dal rovere nel finale. www.zito.it

Malena
Francesco Malena dispone di oltre 25 ettari di vigneto. Ho potuto assaggiare solo il Cirò rosato Malena 2005 ed il Rosso Classico Superiore 2004, venendo meno all'appello l'etichetta più rappresentativa, la Riserva Pian della Corte 1999. Per quanto riguarda i due vini degustati, il primo mi è apparso un bel vino a tratti scorbutico ed allo stesso tempo molto peculiare, quindi, da non sottovalutare proprio in virtù della sua stessa esuberanza caratteriale mentre più lineare e forse meno, perciò, stimolante il secondo troppo impegnato a rispettare una certa correttezza formale. L'azienda produce, fra l'altro, anche un interessante vino passito. www.malena.it

Ceraudo
Roberto Ceraudo interpreta uno stile moderno riscontrabile nell'uso, talvolta, spregiudicato del rovere. Eppure i suoi vini riescono ad emergere rispetto ad altri per personalità e stile inconfondibile. Il suo rosato Grayasusi 2005, prodotto sulle colline di Strongoli da uve 100% gaglioppo in circa 8000 esemplari, è tra le etichette più interessanti della sua ampia e differenziata produzione. Di recente si è imposto all'attenzione di appassionati e critica non solo nel panorama regionale ma, addirittura, risultando tra i migliori dell'intera penisola nella sua categoria. Un rosato concentrato, ricco ed al contempo fresco, fruttato e piacevole da bere. Meritano attenzione anche tutti gli altri vini, sia bianchi che rossi, che completano l'offerta di questa cantina che coltiva, giudiziosamente, i suoi vigneti senza impiegare prodotti chimici e concimando attraverso l'inerbimento. www.dattilo.it

Stelitano
Siamo nella patria del Greco di Bianco. Il 2004 di Francesco Stelitano ha sfiorato di un pelo il massimo riconoscimento all'interno della guida. Ampio, cremoso, equilibrato, morbido, avvolgente. Esempio ben mediato tra tradizione e modernità. Si tratta di un vino biologico dallo spettro olfattivo particolarmente complesso e persistente: miele, fichi secchi, marmellata di albicocche, datteri e uva passa. Al palato rivela la necessaria freschezza per sostenere ed invogliare la beva. Un bianco da dessert o da meditazione, in ogni caso assolutamente da provare. (tel. 0964.913023)

Librandi
L'azienda portabandiera del vino calabrese offre un ventaglio di etichette straordinario nel quale è difficile riuscire a stabilire delle preferenze. Io ho sempre avuto (e continuo ad averlo) un debole per il Duca Sanfelice e, soprattutto, per il Gravello, che continua ad essere per me la vera etichetta di riferimento aziendale anche se il Magno Megonio rimane quella più blasonata ed osannata da una certa parte della critica di settore. Entusiasmante anche la mano sui bianchi, precisa e puntuale, sia nel caso dell'Efeso, da uve mantonico, sia nel caso del passito Le Passule ottenuto dalle stesse uve. Determinante il buon rapporto qualità-prezzo di alcune etichette "minori" come nel caso dell'Asylia, da uve gaglioppo in purezza. In occasione degli assaggi della scorsa estate ho, però, assaggiato nella mia commissione solo due etichette, sempre, tra quelle "meno importanti": il Cirò rosato da uve gaglioppo, profumatissimo di ciliegia, dalla beva disincantata e spensierata, tutta improntata sull'immediatezza e la piacevolezza, ed il Cirò Rosso Classico 2004 che rappresenta più che dignitosamente il valore della prima linea nella produzione aziendale mostrando grande affidabilità e non comune coerenza qualitativa.
www.librandi.it

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Fabio Cimmino, napoletano, classe 1970. Tutt'oggi residente a Napoli. Sono laureato in economia e da sempre collaboro nell'azienda tessile di...

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