Simbolo dei Bonapartisti, la viola del pensiero, pianta erbacea dotata di fusto ascendente, ramificato, con foglie peduncolate, da aprile ad ottobre, presenta fiori con petali tricolori, giallo, bianco e violetto. In Italia è abbastanza diffusa in luoghi erbosi dalle zone pianeggianti alle montane. I fiori e la parte aerea della pianta sono da cogliere all'inizio della fioritura.
E' impiegata in caso di malattie cutanee croniche come ad esempio la crosta lattea, ha una generale azione depurativa ed espettorante. Lo sciroppo, il decotto e l'infuso sono usati in caso di orticaria, dermatosi ed anche disturbi delle vie respiratorie. Con i cataplasmi di foglie fresche schiacciate usiamo l'infuso per favorire la cicatrizzazione di piccole ferite o piaghe. Il decotto dei fiori nel latte può essere impiegato per ammorbidire la pelle di mani e viso.
E' un fiore che propizia l'amore, si narra infatti, che una freccia di cupido cadde su di una viola del pensiero. Nel linguaggio dei sentimenti la Viola simboleggia il pensiero per l'amato/a, l'amore vivissimo, la fedeltà, l'eleganza ma anche lo sdegno mentre la Viola mammola indica la modestia , l'onestà ed il pudore.
Una leggenda narra che Zeus, che aveva dovuto trasformare una sua amante di nome Io, in una giovenca, le aveva poi creato un fiore per nutrirsi, la Viola mammola. Una versione del mito di Attis narra che il giovane , che non poteva sposarsi con l'amata principessa Atta, si evirò sotto un Pino e morì. Dal suo sangue crebbero viole dai petali rosseggianti. Disperata per la sua morte anche Atta si uccise e dal suo sangue crebbero altre Viole. Il 22 marzo si celebrava il culto in nome di Attis nella Roma Imperiale. Era il giorno della viola, infatti, si trasportava in processione un tronco di pino adornato di Viole. L'eroe della Viola è colui che si sacrifica per trasformarsi in questo fiore. Si narra anche che i Cavalieri della tavola rotonda consultassero le Viole per conoscere il loro destino.
Nel Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare la viola del pensiero (Viola tricolor), chiamata dai francesi pensée, è il fiore su cui cade la freccia di Cupido che fa innamorare "un uomo o una donna". E quando Joséphine Beauharnais incontrò per la prima volta Napoleone gli donò il mazzolino di viole mammole (Viola odorata) che portava sulla scollatura del vestito. In seguito, l'imperatrice le volle ricamate sull'abito da sposa e alla partenza per l'esilio all'Elba Napoleone promise che sarebbe tornato a Parigi "alla stagione delle viole".
Nell'Ottocento fu codificato il significato della viola nel linguaggio romantico dei sentimenti. Regalare quella del pensiero e la tricolor voleva dire: la garofanata, a seconda del contesto, poteva indicare fedeltà, amore vivo o sdegno, la garofanata estiva amore vivo e puro e la mammola modestia, onestà e pudore. Ma se le profumate violette diventarono il simbolo di Parma all'inizio dell'Ottocento, tutte le forme di Viola tricolor conosciute fino al XIX secolo (generalmente non profumate) appartenevano alla varietà hortensis, perché l'ibridazione cominciò soltanto all'inizio del Novecento. Le più profumate sono quelle a colori caldi, giallo o albicocca o tendente al rosso. Ma la regina delle viole profumate è la Viola odorata, specialmente nelle varietà Rosina, Rochelle, White Czar, Victoria e le Violette di Parma (Viola odorata varietà pallida plena) nelle varietà Swanley (bianca), Napoletana (lavanda) e Marie Louise (lavanda blu intenso).
Linda Dell'Amico, laureata nel 1999 a Genova in Scienze dell'educazione, con esperienza biennale nel settore psichiatrico. Attualmente Responsabile...
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