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Artemisia Absinthium o Assenzio, di Linda Dell'Amico

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L'alterego del cibo

Artemisia Absinthium o Assenzio

di Linda Dell'Amico

"……LA NOTTE VOLTO LO SGUARDO, NON RESTA
CHE CONTEMPLARE
LO SPLENDORE DEL COSMO…."
Anonimo


Il nome assenzio deriva dal greco "apsinthion" di origine pre-indoeuropea. Oltre che in Plinio la parola ricorre in Verrone. Plinio suggeriva di usare succo di assenzio bollito per disinfenstare i cavoli dai bruchi. Inoltre questa pianta ha anche uso terapeutico: utile nei disturbi di stomaco e intestino, contro la nausea e come purgante, in particolare utile per l'itterizia e la milza.

Antidoto nelle intossicazioni da funghi si utilizza persino per tingere di scuro i capelli sotto forma di cenere addizionata a unguento e olio di rose. Diffusa nell'Europa meridionale, in Asia occidentale e in Africa settentrionale. In Italia si trova spesso lungo le vie del mare verso la regione submontana. La droga fornita dalle foglie e dalle sommità fiorite contiene un principio amaro, detto absintina, sotto forma di cristalli prismatici poco solubili in acqua; un'essenza che si presenta sotto forma di liquido verdastro, di odore aromatico e particolare,  gradevole, che esposto all'aria si rinfresca prendendo una tinta brunastra.

La parte più attiva dell'assenzio è l'essenza che possiede proprietà convulsivanti. Essa produce dapprima un'eccitazione disordinata più o meno violenta a cui segue una crisi simile a quella dell'epilessia. Usato e apprezzato sin dai tempi più antichi, l'assenzio è citato anche in papiro egiziano risalente al XVII sec. a.c.
In una raccolta tedesca di erbe medicamentose di età rinascimentale è consigliato alle persone di "cattivo carattere".

Tuttavia è talmente amaro che nelle Sacre Scritture simboleggia i dolori della vita;  non si dimentichi il famoso "Café Guerbois" dove gli Impressionisti ed i loro amici  si incontravano per scambiarsi le loro idee davanti alla loro bevanda preferita,  l'assenzio appunto; molte volte finivano per intossicarsene sia fisicamente che  spiritualmente. L'esempio più evidente si evince nel dipinto a olio di E. Degas dal titolo "La bevitrice d'assenzio" (1876) dove si percepisce un'atmosfera nefanda di pensieri frammentati in un clima apparentemente dissoluto e di perdizione dell'io.

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Linda Dell'Amico, laureata nel 1999 a Genova in Scienze dell'educazione, con esperienza biennale nel settore psichiatrico. Attualmente Responsabile...

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