L'alloro era albero sacro ad Apollo perché mai veniva colpito dai fulmini, una pianta ritenuta nobile dagli Etruschi, era diffusa nel territorio dell'Etruria centrale dove cresceva anche il "lauretum", un bosco completamente di alloro. Nell'aretino, un luogo chiamato oggi "Loro Ciuffenna" testimonia la presenza di un "lauretum" che, nel sintetismo etrusco, indicava "Bosco di alloro popolato di Cervi". A "lauretum" era una parte della Selva Cimina dove altre piante, come l'edera e il pungitopo, formavano macchie di sottobosco. Gli Etruschi amavano questa pianta perché dentro ai boschi di alloro regnava una pace profonda e odorosa.
Secondo le descrizioni di Orazio, gli Etruschi componevano con l'alloro le corone che ornavano la stanza triclinaria, tradizione mantenuta in epoca romana. Usavano anche le foglie e i frutti del Lauro nei piatti di cacciagione per aromatizzarli, togliere il "selvatico" delle carni e per simboleggiare il trionfo dell'uomo sulla forza bruta dell'animale che spesso richiedeva, per essere catturato, una buona dose di astuzia. Un tempo si faceva "l'unguento laurino", rimedio ottenuto con olio e burro di alloro (estratto con pressione a freddo dei frutti) unito a sostanze come ginepro, trementina e altre. Veniva usato nella cura popolare dei dolori, delle tumefazioni reumatiche e gottose e anche per la pratica veterinaria.
L'alloro nativo del Mediterraneo è un piccolo albero sempreverde, nonostante possa raggiungere anche i 20 m d'altezza, è una pianta sempreverde, appartenente alla famiglia delle Lauracee, il fusto è eretto, la corteccia verde. Le foglie ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella parte superiore e opache in quella inferiore. I fiori sono piccoli, giallo-verde, riunite ad ombrella. L'alloro è una pianta rustica, cresce bene in tutti i terreni e può essere coltivato in qualsiasi tipo di orto.
Noto fin dall'antichità, i Greci consacrarono ad Apollo, l'aroma sottile e penetrante richiamava le capacità profetiche di questo dio e delle sue sacerdotesse. D'alloro erano le corone che cingevano il capo degli imperatori e dei consoli Romani, ma anche dei poeti e dei letterati.
L'alloro è usato in tutto il mondo per insaporire stufati, brodi, marinate e minestre, utilizzato in piatti di carne e di pesce, nonché per insaporire alcuni salumi ma anche bevande e dolci: eccellente, ad esempio, nei budini di riso. Attenzione in cucina: le foglie essiccate perdono il caratteristico gusto amaro delle foglie fresche, diventando notevolmente più dolci. E' meglio comunque non conservarle troppo a lungo: tendono a perdere il loro aroma.
Le foglie e le bacche di alloro hanno proprietà medicinali di una certa importanza: sminuzzando 5 o 6 foglie secche di alloro e mettendole in una tazza di acqua bollente si ottiene un ottimo infuso che, bevuto caldo prima di coricarsi, fa sudare abbondantemente riuscendo, quasi sempre ad impedire l'evolversi di un raffreddore o di un'incipiente influenza. Lo stesso infuso sorseggiato dopo i pasti, riesce, grazie alle essenze contenute, a facilitare la digestione e ad eliminare i fastidiosi gas intestinali.
Le bacche dell'alloro, piccoli frutti che assomigliano a minuscole ciliege nere dai semi molto grossi, sono ancora più attive delle foglie, contenendo un olio ricchissimo di numerose sostanze medicamentose. La polvere ottenuta dalle bacche perfettamente essiccate, presa nella dose di uno o due cucchiaini da caffè al giorno, è un rimedio efficace contro l'influenza, i raffreddori, le malattie nervose, le paralisi, le debolezze di stomaco e i gas intestinali.
L'olio laurinato si ottiene con una manciata di bacche pestate e fatte macerare in mezzo litro di puro olio di oliva e serve per lenire gli spasmi reumatici o per facilitare la ripresa dell'uso delle articolazioni dopo ingessature o traumi di varia natura.
Linda Dell'Amico, laureata nel 1999 a Genova in Scienze dell'educazione, con esperienza biennale nel settore psichiatrico. Attualmente Responsabile...
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