"Il vino sa rivestire il più sordido tugurio d'un lusso miracoloso e innalza portici favolosi nell'oro del suo rosso vapore, come un tramonto in un cielo annuvolato"
C. Baudelaire, I fiori del male
Il Boccaccio asserisce che Cerbero rappresenta il vizio della gola "al quale intendimento assai bene si conforma l'etimologia del nome. Vuole, secondo che piace ad alcuni, tanto dir Cerbero quanto "creon vorans", cioè `divoratore di carne'". Ed è proprio su due personaggi viziosi ed amanti della carne che vorrei catturare l'attenzione…
Grande poeta francese, Baudelaire celebrò con i suoi scritti i piaceri della vita e fra gli altri, quelli del cibo e del vino. Indignato con Brillat-Savarin, secondo il quale il vino "non è altro che un liquore che si fa con il frutto della vite", Baudelaire afferma in "Les paradis artificiels" che "se il vino dovesse un giorno sparire dalla produzione, nella salute fisica e intellettuale del nostro pianeta si produrrebbe come un vuoto, un'assenza, una privazione molto più grave di quegli eccessi di cui gli si attribuisce la responsabilità". E aggiunge "Chi è che non conosce le profonde gioie che il vino può dare all'uomo, a chiunque abbia da far tacere un rimorso, da evocare un ricordo, a chi voglia vivere una seconda giovinezza, autentica e ardente?".
Per l'illustre scrittore, il vino versa "un balsamo penetrante" che calma la disperazione di un cuore solitario. E' non c'è da meravigliarsi, se la raccolta di versi "Les fleurs du mal" faccia conoscere un Baudelaire confuso fra la folla, mentre "si fa una bisboccia di vitalità" in mezzo ad arrotini, straccivendoli e strilloni, là dove per magico effetto del vino, tutto si colora di oro e di fuoco, di eroismi e di allegria.
E cosa dire sul più grande seduttore di tutti i tempi, Giacomo Casanova, ritenuto ancor oggi nella lingua italiana il termine "Casanova" come sinonimo di "rubacuori"? Era brillante letterato, instancabile viaggiatore, avventuriero, forse Inventò giochi e lotterie. Occultista di fama si arricchì, secondo la moda del tempo, sulla credulità dei vecchi aristocratici, convinti di poter riottenere col suo tramite medianico la perduta giovinezza.
Tanto furono spericolate la sua giovinezza e maturità (fino alla reclusione nella prigione lagunare dei Piombi), tanto fu grigia e decadente la vecchiaia. Rimasto povero, ignorato dalla bella società, trascorse gli ultimi anni della vita ospite di un castello di Boemia, lamentandosi con i camerieri perchè non gli preparavano la polenta o l'amata pasta. Nel 1734 Casanova compose addirittura un sonetto in onore dei maccheroni, dei quali avrebbe fatto tali abbuffate da venire incoronato "principe dei maccheroni".
E dalle sue "Memorie" :
"Ho molto amato anche la buona tavola ed insieme a tutte le cose che eccitano la curiosità... Ho amato i piatti dal sapore forte: i maccheroni preparati da un bravo cuoco napoletano, l'oca putrida, il merluzzo di Terranova molto vischioso... Per ciò che riguarda le donne, ho sempre trovato che quella che amavo aveva un buon odore, e più la traspirazione era forte più mi sembrava soave".
Linda Dell'Amico, laureata nel 1999 a Genova in Scienze dell'educazione, con esperienza biennale nel settore psichiatrico. Attualmente Responsabile...
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