Ripresa, rimbalzo o declino?
Distinguere è importante per capire dove investire
Le statistiche e i risultati delle aziende mostrano degli incrementi significativi delle vendite di vino rispetto all'anno scorso. Le esportazioni sono in forte ripresa. Resta da domandarsi la natura di questi incrementi: sono dei rimbalzi o delle vere riprese. In secondo luogo, bisogna cercare di capire da dove vengono le buone notizie e cercare di fare qualche distinguo. Perchè in questo momento bisogna capire dove bisogna investire per "catturare" la ripresa.
è interessante, per esempio, fare la somma delle variazioni di due anni: non è utile confrontarsi con l'anno precedente se questo è stato particolarmente favorevole o sfavorevole. Confrontiamoci con quello prima ancora o con i la media dei due anni precedenti. Cerchiamo, cioè, di trovare un paragone sensato. Se cosi' facciamo, troviamo alcuni spunti interessanti:
- Le esportazioni italiane di vino si sono riportate nei primi 4 mesi del 2010 allo stesso livello del 2008, ma per fare questo esportiamo più prodotto (circa il 10% in più del 2008) a un prezzo inferiore.
- Non tutti i prodotti si sono comportati nello stesso modo: gli spumanti e i vini sfusi non hanno recuperato il terreno perduto nel 2009.
- Il mercato al dettaglio del vino in Italia non ha recuperato nulla, anzi continua a calare. Nel primo trimestre del 2010 i consumi a valore scendono a un ritmo vicino al 5%, per la maggior parte dovuto a una riduzione della qualità dei prodotti. E questo -5% si innesta su un calo dell'1% nel primo trimestre 2009.
Cio' ci porta a due considerazioni: la prima, che
il vino italiano deve rivolgersi in modo sempre più prevalente verso i mercati esteri. Come per gli altri prodotti, l'Italia è un grande mercato ma è un mercato in declino. I consumatori invecchiano e i nuovi vecchi sono meno ricchi dei vecchi precedenti (leggi: hanno e avranno pensioni sempre meno appetibili). L'economia è zavorrata da una mole di indebitamento pubblico abnorme, che limita la possibilità delle famiglie e delle imprese di indebitarsi (se lo stato ha tanti debiti gli altri devono compensare, e alla luce dei fatti compensano).
I dati di questi mesi confermano che il mercato italiano è poco appetibile:
è calato in ritardo rispetto ad altri mercati e fa fatica ora a rialzarsi. Nel lungo termine, investirei pesantemente su questo mercato soltanto se ho la possibilità di guadagnare quote di mercato, altrimenti non ne vale la pena: in Italia il mercato continuerà ad andare meno bene che nel resto d'Europa e del mondo perchè la sua economia è destinata ad andare peggio.
Da qui vengono una serie di considerazioni "a fiume" su quale posizionamento di prodotto deve avere l'Italia.
- Noi siamo l'alternativa ai francesi, tutti gli altri sono la nostra alternativa. La nostra varietà ampelografica è un vantaggio competitivo nella misura in cui riusciamo a mantenere un concetto di "varietà" e a non sconfinare nel "casino" dove ci siamo tutti (i vini) ma non ci conosce nessuno.
- I nostri prodotti sono esportati in quantità mai viste prima (20.1m/hl annui in questo momento) ma a prezzi molto più vicini a quelli dei vini del Nuovo Mondo che a quelli dei nostri cugini francesi. Questo è un altro punto su cui lavorare.
Se io fossi il ministro dell'Agricoltura lancerei una specie di indagine per capire i 20 vitigni (o denominazioni o indicazioni geografiche che vogliate) e spingerei su quelli. I soldi sono quelli dell'EU. Cerchiamo di usarli bene.