In questi giorni ISTAT ha pubblicato i dati relativi al consumo di bevande alcoliche in Italia relativo al 2009. In questo rapporto, si analizzano i consumi di vino, birra e bevande alcoliche con interviste che mirano a definire dove, chi e con che frequenza il vino viene consumato. I dati del 2009 mettono in luce tre evidenze che dovrebbero essere prese in seria considerazione da chi lavora nel mondo del vino.
La prima evidente tendenza (i dati sono disponibili nella stessa struttura da 3 anni) e’ quella del calo del consumo abituale a favore del consumo saltuario. Le persone che non si siedono a tavola se non c’e’ un bicchiere di vino sono ormai soltanto un quarto della popolazione italiana sopra gli 11 anni, circa un terzo degli uomini e poco meno di una donna ogni sette. I bevitori incalliti (oltre 50cl al giorno) sono ormai uno ogni trenta e hanno tutti piu’ di 55 anni: la loro smodata abitudine li fara’ presto estinguere.
Aumentano invece i bevitori saltuari, e questo e’ un dato in qualche modo incoraggiante: la penetrazione del vino nella popolazione italiana non e’ calata per la prima volta da quando guardo questa statistica. E questo e’ per merito dei bevitori saltuari, che salgono tutti gli anni: sono oggi oltre un quarto della popolazione italiana. E’ molto interessante notare che questa categoria (“Consuma vino più raramente” nella dizione ISTAT) sembra ben radicata ed e’ soprattutto una prerogativa dei giovani: il 30% dei diciottenni, e il 40% dei trentenni sono in questa categoria.
La seconda grande tendenza e’ che il consumatore di vino tendenzialmente invecchia: cioe’ la penetrazione di consumo del vino analizzata col passare degli anni mostra che la penetrazione del consumo di vino tra i trentenni di qualche anno fa era comunque superiore a quella di oggi. Questo e’ un aspetto che va approfondito: si e’ chiarito che il consumo diventera’ sporadico, si deve a questo punto rendere il prodotto interessante ai giovani.
E qui si inserisce la terza considerazione: in tutte le fasce di eta’ tra 18 e 44 anni sono di piu’ i bevitori di birra che quelli di vino. Ora, io non voglio qui parteggiare per una bevanda (anche se la mia cura dimagrante miracolosa, 20kg persi in meno di un anno, si e’ anche basata sull’eliminazione quasi totale della birra), pero’ questo e’ un aspetto che deve far pensare e che ci deve spingere a trovare una forma per proporre il vino che possa concorrere con la birra.
Queste tendenze si verificano su decenni ed e’ necessario investire costantemente per raddrizzarle. Il mondo del vino ha bisogno di promozione. Ha bisogno di essere ringiovanito, come tanti prodotti e tanti marchi sono stati ringiovaniti (il Campari per dire il primo che mi viene in mente). Sono necessari soldi ed e’ necessario un approccio costruttivo sia dalla parte dei media (e la classe giornalistica italiana mi pare che qualche debito nei confronti del mondo del vino ce l’abbia) che anche da parte dei produttori: la tradizione e’ la strada giusta per i grandi vini, per la Ferrari.
Il mondo del vino sta perdendo la sua partita nel segmento B, quello della Punto, dove bisogna dimenticarsi dei tabu. Abbassare il livello alcolico, produrre vini frizzanti se e’ questo che il mercato richiede, non focalizzarsi sulle denominazioni di origine. C’e’ molto tempo, ma questi dati mettono in luce che piano piano il terreno sta franando, e che e’ ora di piantare qualche albero. A crescere ci mettera’ molti anni, ma se ben curato la frana sara’ evitata.
[Foto credit: Giancarlo Cipriani Noce]
Analista finanziario dal 1996 e sommelier dal 2001. A settembre 2006 lancia un blog di analisi numeriche relative al vino, I numeri del vino. Il blog...
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