In questi giorni vengono pubblicate diverse statistiche relativamente all’andamento della produzione e dei consume di vino del 2008. Le macrotendenze sono molto chiare: i consumi di vino sono stabili, a fronte di una riduzione dei consumi nei grandi paesi produttori e di una moderata crescita nel mondo anglosassone. Il mercato mondiale del vino e’ sempre piu’ caratterizzato dai “nuovi produttori”, Cile, Argentina, USA, Australia e Nuova Zelanda, Sud Africa coprono ora il 30% delle esportazioni mondiali. Nel 1980 rappresentavano poco piu’ dell’1%.
Secondo una indagine curata da Viniflhor in Francia, stanno pesantemente cambiando le abitudini di consumo di vino. Non soltanto i francesi bevono vino meno spesso, ma sta crescendo in modo preoccupante la quota di coloro che non sono consumatori. Esiste addirittura una crescente convinzione che il vino sia un prodotto inquinante. Questi sono grandi cambi di cultura, le nostre citta’ sono sempre meno fatte da una popolazione uniforme e diventano sempre piu’ multietniche. Chi arriva in Italia non ha i soldi, ma non ha nemmeno la cultura del vino (e per questo anche quando i soldi li avra’ non sara’ un consumatore).
In Italia nel 1985 si consumavano 36 milioni di ettolitri di vino, oggi se ne consumano 26 milioni. Se proiettiamo un calo del 3% annuo per i prossimi 10 anni (non cosi’ drammatico) arriviamo a 20 milioni. Con un calo del 4% annuo, il consumo nel 2020 sarebbe di 15-16 milioni di ettolitri. Nel frattempo, il mercato mondiale del vino, che Italia e Francia dominavano si e’ popolato di nuovi attori.
L’Italia paradossalmente esporta sempre lo stesso volume, circa 17 milioni di ettolitri, pero’ nel frattempo il mercato (inteso come somma delle esportazioni di tutti i paesi) e’ passato da 50 milioni di ettolitri a 90 milioni, dal 20% dei consumi mondiali al 40%. Di questa fetta aggiuntiva , non abbiamo preso niente. A guardare le quote di mercato degli anni 80, ci sarebbe spettato un terzo di tutto questo, oltre 10 milioni di ettolitri aggiuntivi di esportazioni.
Di fronte a questo scenario, si continuano a spendere centinaia di milioni di euro all'anno in aiuti espliciti (distillazione, contributi all’espianto) o costi impliciti, cioe’ perdite sopportate da produttori che non riescono a piazzare il loro prodotto. Per entrambi, non si puo' immaginare possa continuare all’infinito. Ci sara’ un momento in cui il declino del vino italiano sara’ un problema serio.
E, badate bene, non stiamo parlando soltanto di che cosa fare di 10 o 20 milioni di ettolitri di vino. Stiamo parlando di un problema sociale (posti di lavoro) e di un problema paesaggistico: oggi 711mila ettari di vigneto “decorano” l’Italia, soprattutto in certe regioni. Mi viene in mente la Sicilia dove soltanto il 4-5% del vino prodotto e’ considerato di qualita’ dalla legge italiana: eppure, il vigneto e’ parte integrante del paesaggio. Facciamo un breve calcolo: oggi si producono 45 milioni di ettolitri in media, se ne esportano 17, ne beviamo 26, ne importiamo 1. Con un aiutino di 3-4 oggi stiamo in piedi. Se i consumi scendono di 7 milioni in 10 anni e le esportazioni restano stabili (ipotesi ottimistiche), ci troviamo con 14 milioni di surplus a questi livelli produttivi. Significa un eccesso del 30%. Il 30% di 711mila ettari sono 220mila ettari. Non sara’ una Italia diversa soltanto dal punto di vista del consumo di vino: lo sara’ anche guardando fuori dal finestrino della macchina…
Foto: pascolovagante.splinder.com/tag/zanzare
Analista finanziario dal 1996 e sommelier dal 2001. A settembre 2006 lancia un blog di analisi numeriche relative al vino, I numeri del vino. Il blog...
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Inserito da Filippo Ronco
il 16 aprile 2009 alle 23:48Puoi illustrarmi però, dal punto di vista di un analista, quali sono i fattori che secondo te determineranno la costante crescita dei consumi ? Abitudini alimentari, legislazione vigente, ecc ? Pensi sarebbe possibile un'inversione di tendenza (aumento dei consumi) e se si quali pensi potrebbero essere i fattori determinanti in questo. E una domanda lievemente retorica ma alla quale mi piacerebbe comunque avere risposta già che ci sono: credi che l'aumento quantitativo dei canali d'informazione di settore e e qualitativo del livello medio della cultura del vino da parte del consumatore abbia determinato un aumento o una diminuzione dei consumi ?
Ciao, Fil.