Una terra operosa: il Veneto
Una Doc di inimitabili vini rossi: la Valpolicella
Un vino moderno dalle radici antiche: l'Amarone della Valpolicella
Un uomo, produttore per destino e presidente di un'azienda che ogni anno produce con il suo marchio 1 milione e 600 mila bottiglie: Franco Cesari. Una persona con cui ci si intrattiene volentieri: ospitale, gentile, a tratti divertito. Soprattutto appagato di quello che fa. Un tempo non l'avrebbe detto.
E' vero che non voleva fare questo lavoro?
Vero. Ho studiato enologia, ma non mi piaceva fare il mestiere del vino, avrei fatto più volentieri il commercialista. Ancora oggi mi diverto a leggere i bilanci . Dovetti prendere in mano l'azienda perché mio padre venne improvvisamente a mancare.
E oggi?
Oggi sono contento. Anche se sta diventando tutto molto difficile, perchè ormai nel mondo siamo in tanti a produrre vino.
Mi racconti gli inizi della sua azienda
Risalgono al 1936, in Valtenesi. Un posto dove il vino si è sempre consumato in loco. Ci spostammo in Valpolicella verso la metà degli anni '70, perchè cominciavamo a intravvedere la possibilità di esportare e in Valpolicella c'erano i vini che il mercato chiedeva in quel momento.
Lei è sempre in giro per l'estero: che percezione le sembra di cogliere riguardo il vino italiano?
All'estero il nostro vino continua ad essere ben visto come in passato: l'unica preoccupazione è per il prezzo. Ma il vino italiano è apprezzato e gradito.
Qual'è il vino di Cesari più richiesto?
Dipende dal mercato: in Canada per esempio, della nostra produzione piace soprattutto il Merlot. Il nostro punto di forza però è l'Amarone della Valpolicella.
Quanto conta il brand aziendale?
Conta moltissimo: all'estero, ma anche in Italia. Ma per costruirlo servono anni. E' un lavoro lento e capillare.
Cosa consiglia ad un'azienda del vino che si affaccia al mercato per la prima volta?
Per prima cosa consiglio la qualità, per seconda di metterci la faccia. Il produttore deve andare in giro di persona e farsi conoscere. Infine, consiglio di invitare i clienti a venire in azienda.
Qual'è il vino che le da' più soddisfazione?
Quello che bevo a tavola: il Boscarel. 160 mila bottiglie all'anno, venduto in media a 6 euro la bottiglia. E' un uvaggio a base di merlot, cabernet sauvignon e sangiovese, affinato in acciaio. Un vino moderno e storico ad un tempo. Però amo molto anche il Valpolicella Classico: un vino fruttato, gradevole, che non stanca mai. Un vino che andrebbe promosso molto di più, perche' ha grandi possibilità.
Cosa c'è nel futuro di Cesari?
Una nuova cantina, a Fumane, per centralizzare la produzione in Valpolicella.
Le sembrano momenti, questi, di fare nuovi investimenti?
Certo. Gli investimenti vanno fatti quando c'è la crisi. Se vuoi guadagnare, devi lavorare. E la finanza deve appoggiare le aziende, perchè è un mezzo, non un fine.
Veronese, laureata in Filosofia, dopo anni di collaborazioni su testate nazionali, radio e televisioni, con il trasferimento in Valpolicella si dedica...
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