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Conversazioni. Uomini, vini e territori

Conversazione con Leonardo Raspini, general manager di Tenuta Ornellaia

di Elisabetta Tosi

MappaArticolo georeferenziato

Una terra nobile e di nobili: la Toscana
Una Doc-mito: Bolgheri
Un vino-cult: Masseto
Un uomo, interprete e regista di un territorio tanto famoso quanto (ancora) misconosciuto: Leonardo Raspini, dal 2001 general manager di Tenuta Ornellaia. Un personaggio d' immediata simpatia; schietto, energico, semplice.
L'abbiamo incontrato nella sua azienda. Con lui l'abbiamo percorsa in lungo e in largo, ascoltando e discutendo. Una conversazione appassionata e appassionante: una mattinata di confronti serrati. Botta e risposta tra vigne e olivi, torchi e legni, davanti a querce secolari, fermentini d'acciaio e bicchieri di vino. Annusando la terra e assaggiando dalle barrique.

Un'esperienza – Tenuta Ornellaia – generosa di emozioni autentiche, finalmente libera di tutta l'irritante retorica e i fronzoli modaioli che troppo spesso inquinano l'immaginario collettivo di un brand celeberrimo come questo.

Leonardo, cos'è il vino per te?
L'elemento della vita di tutti i giorni.

E Tenuta Ornellaia?
E'...interpretazione. Di un ambiente, di una annata.

Qual'è il vino che ti rispecchia di più?
Ornellaia. Perche´ mi permette di spaziare su piu´ temi: è un vino complesso, e io amo la complessità. Mi piace capire la potenzialita´ di un prodotto in ogni fase della sua realizzazione.

Il tuo cruccio maggiore?
Non avere abbastanza energia per far capire che cosa Ornellaia puo' trasmettere.

Che cosa rimproveri alla critica enologica di oggi?
Distinguiamo: ci sono i degustatori di professione e i comunicatori. I primi svolgono un servizio: mi dicono se un vino gli piace o meno. Tra i comunicatori invece trovi di tutto: per esempio c'è chi vuole sapere come faccio il vino e io mi diverto a raccontarglielo, ma ci sono anche i critici, che mi dicono come devo farlo. Ecco, io questo lo contesto. Credo che sia piu' importante capire il territorio che giudicare certe scelte aziendali. Lo stile Bolgheri nasce dal fatto che noi lavoriamo in un certo territorio; se poi ci sono due vini diversi va bene lo stesso, perchè si tratta di due diverse interpretazioni dello stesso luogo.

Come vedi il futuro della Doc Bolgheri?
Lo vedo bene. Come produttori siamo in pochi, appena una quarantina e abbastanza omogenei per fare gruppo.

Cosa sono i disciplinari?
Un elemento di lavoro che si danno i produttori. Non è la carta costituzionale. E nemmeno uno strumento al servizio della comunicazione. I produttori non devono aver paura di cambiare il disciplinare. Non e´ il disciplinare che fa il vino buono.

E' piu' importante la Doc o il brand?
Per noi di Bolgheri il brand aziendale e´ importante quanto la Doc stessa.
Di chi deve essere la difesa del territorio? del comunicatore, del marketing, del produttore?

La difesa del territorio è e deve essere del produttore.
Cosa deve fare allora il comunicatore del vino?
Spiegare gli sforzi che i territori stanno facendo per dare il meglio di sé. La comunicazione cerca le vie più facili. Ma il mondo del vino non è facile.

Cosa rimproveri al mondo del vino?
L'ipocrisia. La mancanza di coesione. E una certa ignavia nel fare scelte impopolari.


[Video di Andrea Gori]

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Veronese, laureata in Filosofia, dopo anni di collaborazioni su testate nazionali, radio e televisioni, con il trasferimento in Valpolicella si dedica...

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