Il mal dell'esca è una delle malattie della vite che oggi preoccupano maggiormente i viticoltori di tutta Europa, in quanto può compromettere l'esistenza dell'intero vigneto. Inoltre non sono oggi noti rimedi curativi se non la prevenzione.
Si tratta di una malattia complessa, causata dall'attività spesso combinata o consecutiva di più patogeni fungini (Phaeomoniella chlamydospora, Phaeoacremonium aleophilum e Fomitiporia mediterranea), in grado di determinare la comparsa di cinque sindromi: la malattia delle venature brune delle barbatelle, visibili nella sezione del legno; la malattia di Petri, che provoca sviluppo stentato e deperimento di giovani viti; l'esca giovane, caratterizzata da foglie "tigrate" (caratterizzate da aree necrotiche tra le nervature, che tendono a confluire fino al disseccamento dell'intera lamina fogliare) e venature interne del legno; la carie bianca, che provoca la degradazione del legno; l'esca propria, caratterizzata dalla presenza contemporanea di foglie tigrate e carie del legno. Gli acini di piante malate possono presentare aree necrotiche e spaccarsi.
L'attacco di questi funghi avviene attraverso tagli di potatura, ferite o altre lesioni provocate, ad esempio, dalla grandine. La produzione e diffusione delle spore fungine avviene durante i periodi piovosi (con umidità superiore all'80%) e con temperature superiori ai 10°C.
Non esistono prodotti chimici in grado di curare questa malattia; l'unico rimedio oggi possibile è la prevenzione. Misure preventive riguardano l'attuazione di pratiche agronomiche o accorgimenti diversi che permettano di ostacolare l'ingresso del patogeno nella pianta: - evitare di provocare ferite sulla pianta, ed eventualmente intervenire con mastici cicatrizzanti contenenti fungicidi e disinfettanti; dopo forti grandinate che abbiano provocato lesioni sulle piante effettuare un trattamento protettivo con prodotti rameici; - individuare tempestivamente le piante malate, contrassegnarle in modo da riconoscerle durante la potatura e trattarle separatamente dalle altre, il patogeno viene infatti facilmente trasportato da una pianta infetta ad una sana tramite gli strumenti di potatura (disinfettarli!); - allontanare ed eliminare (bruciare) i residui di potatura delle piante malate. E' comunque sempre preferibile estirpare e sostituire le piante malate.
OVERTIME FESTIVAL 2020: DEGUSTAZIONI GRATUITE DI VINI AZIENDA NEVIO SCALA
il 03.10.2020 alle 13:04
4 Ristoranti Borghese, domani si va sul Conero
il 13.05.2020 alle 08:28
A cena con il Drago della Focaccia !
il 24.03.2020 alle 22:41
A cena con il Drago della Focaccia !
il 24.03.2020 alle 22:41
A cena con il Drago della Focaccia !
il 20.02.2020 alle 20:41
Inserito da Donato Pasqualicchio
il 19 novembre 2009 alle 10:24Io sono di diverso parere di come si inocula la malattia. Voi affermate che avviene con venti, schizzi di acqua, e strumenti di potatura e indicate disinfettanti e mastici sui tagli. Io invece dico che l'inoculo avviene nei tagli di potatura che dopo diversi anni si spaccano quando piove l'acqua lava l'aria dei conidi che contiene e se li porta con se all'interno degli spacchi e li avviene la creazione del marciume.E quindi mastici e disinfettanti non servono a nulla.Per la difesa io indico prevenzione cioè creare un ceppo che non da la possibilità all'acqua di portare all'interno dei ceppi la infezione. Attendo la notifica.