L'interattività è un elemento che sta diventando sempre più importante per il consumatore, complice anche lo sviluppo di internet. Passati i tempi in cui le aziende potevano cavarsela mettendo online un sito internet che equivaleva a una brochure in rete e non più cartacea, i consumatori si aspettano di essere partecipi di ogni rapporto col produttore di beni o di servizi. Perchè tutto contribuisce a creare e arricchire l'esperienza del prodotto-servizio. Se poi quest'esperienza ha contenuti tecnologici e un'interfaccia funzionale e graficamente piacevole, tanto di meglio.
Così, anche nei wine bar aumentano gli elementi che creano l'interattività. Se da un lato questo determina una standardizzazione del servizio, e quindi un maggiore controllo della qualità (il servizio essendo meno dipendente dal personale è meno suscettibile di errori), dall'altro in certe modalità permette anche una riduzione dei costi in quanto parte del servizio stesso viene effettuato dal consumatore stesso. Ovviamente una volta che vengono ammortizzati gli investimenti tecnologici.
È il caso delle macchine per azoto che servono il vino come un dispenser "qualunque". Il consumatore in questo caso inserisce una carta pre-pagata e poi sceglie il vino che viene versato in un bicchiere. Né più né meno come se si trattasse di una merendina o di una bevanda calda.
Secondo una simile filosofia, il videogioco Indovino, che in realtà replica una formula più "antica" di intrattenimento da bar - chi non si ricorda le interminabili partite a Pac-Man e simili nel bar sotto casa? Il progetto di Enoteca Italiana prevede un totem-video gioco con funzioni touch-screen e un ripiano sul quale si possono posare i calici di vino. Il video gioco non testa infatti solo la conoscenza della teoria ma anche la pratica vera e propria, con una degustazione alla cieca. Come col vecchio Pac-Man, serve chiedere un gettone al sommelier dopodiché ci si può confrontare con i vari livelli di difficoltà per scoprire quanto si è bravi a degustare il vino riconoscendo le sue caratteristiche organolettiche.
Nel frattempo, oltreoceano c'è chi ha introdotto altri elementi di interattività. Si tratta del ristorante del St. Regis Hotel di New York, un locale chiamato Adour che unisce al lusso delle decorazioni un elevato contenuto tecnologico. È proprio grazie alla tecnologia che il cliente esplora liberamente, e interattivamente, la carta dei vini. Come funziona? Il ristorante ha al suo interno 72 posti ma di questi quelli che ci interessano sono i 4 del wine bar nel quale sono inserite altrettante postazioni dalle quali i clienti possono visualizzare la carta dei vini, navigando nel suo data base in base alla tipologia, al paese, al vitigno e così via. Un sistema che può essere aggiornato facilmente, magari per segnalare una speciale promozione. I menù sono proiettati dal soffitto sullo stesso bar e anche qui si utilizza la tecnologia touch-screen: si tocca il bancone e si seleziona il vino. Il primo menù permette di scegliere tra vini al bicchiere, serviti col decanter, vini spumanti, rossi, bianchi e così via.
Una volta fatta la propria scelta appare un secondo menù, con paesi, regioni e vini. Quando un cliente sceglie un dato vino, appaiono sul bancone tutte le informazioni sul vino e sul produttore. In questo modo, si riesce a soddisfare un altro dei grandi bisogni del consumatore del vino del nuovo millennio, e di tutti i consumatori nell'era di internet: quello di imparare sempre nuove cose. Perchè nel marketing esperenziale, quello che trasforma il bicchiere di vino in un'esperienza, il consumatore è sempre più assetato di contenuti e di sapere. Il vino, a torto o a ragione, quasi non basta più.
Laureata in Economia e Commercio, Slawka è consulente di marketing specializzata nella comunicazione enogastronomica. Nel mondo editoriale...
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