Devo il mio primo incontro con questo prodotto al lungimirante e appassionato titolare dell' Osteria-Enoteca "Al Gal Vestì" di Santo Stefano Belbo sito proprio nella casa ove vide i natali Cesare Pavese. Fu un innamoramento a primo… assaggio, (per non parlare della vista e dell'olfatto!); i produttori attualmente sono sei, tutti nella zona di Canelli. Dopo averlo apprezzato, ho conosciuto, al Vinitaly del 2003, visita ripetuta quest'anno, il signor Andrea Faccio di "Villa Giada" produttore giovane ed entusiasta in Reg. Ceirole, Canelli (AT).
E' un vino da vitigno autoctono riscoperto da un gruppo di giovani produttori (ma io ho una mia affascinante teoria che dopo vi dirò), e si presenta con un bel colore rosso rubino carico tendente al granato con l'invecchiamento; al profumo si avvertono sentori di frutti di bosco in particolare mora e ribes nero, su fondo lievemente speziato, al gusto è ampio, si confermano le sensazioni olfattive con un fondo lievemente e gradevolmente amarognolo giusta l'acidità e il tannino. Lo si accompagna ottimamente con i piatti della tradizione dai tajarin con sughi importanti alle carni rosse arrosto o anche alla brace, cacciagione, bene anche su formaggi semistagionati.
E veniamo alla mia teoria sull'origine di questo splendido vitigno.
Nelle eterne migrazioni di barbatelle di vitigni dovute in moltissime occasioni addirittura ai frati di diversi conventi sparsi nella bassa Europa, mi è tornato alla mente un vitigno, il Per'e Palummo campano, tradotto in piede di piccione per via di quel colore rossiccio del graspo e dei peduncoli, ma, perbacco, per lo stesso motivo in Langa, visto il colore lo hanno chiamato piede o gamba di pernice, molto simile nei colori…e allora, tenuto conto che la maggior parte dei vitigni nostrani non sono altro che il frutto delle citate migrazioni, in questo caso dal bacino del mediterraneo (come moltissimi altri, vedi ad esempio il moscato dalla Grecia o comunque dal Medio Oriente), ecco a voi la mia teoria che chiamo affascinante perché mi fa pensare sempre di più a come il vino avvicini i popoli fra loro, e speriamo continui così in futuro. Alla prossima.
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