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Il Rossese di Dolceacqua

di Franco Massa

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Nato come D.O.C. con DPR 28.01.1972, è un vino di origine molto antica della zona della provincia di Imperia, ma non del tutto ben precisata; troviamo infatti riferimenti storici all'epoca di Bernabò d'Oria che ne voleva sempre per rinvigorire l'equipaggio prima di ogni battaglia navale. Fu conosciuto poi anche da un Papa buongustaio, Paolo III che "ne traeva gran giovamento nell'età avanzata" e, come dicono le cronache del tempo usava lui stesso "farci la zuppa nelle ore di tramontana"; fu anche molto gradito a Napoleone che una volta assaggiatolo in loco lo pretese anche sulle mense di Parigi. Il vitigno è il Rossese, la zona di produzione comprende gli interi territori dei comuni di Apricale, Baiardo, Camporosso, Castelvittorio, Dolceacqua, Isolabona, Perinaldo, Pigna, Rocchetta Nervina, S.Biagio della Cima, Soldano e alcune zone dei comuni di Vallecrosia, Ventimiglia e Vallebona.

Le principali caratteristiche organolettiche alla degustazione sono: Colore rosso rubino con tendenza al granato nella fase di invecchiamento; odore vinoso da giovane, intenso, caratteristico con piacevoli sentori di fragola di bosco e fiori, profumi che evolvono nel tempo in più ampie ed eteree sensazioni. Il sapore è asciutto, morbido, caldo, ben equilibrato che deve confermare le sensazioni olfattive con un profumo gradevolissimo di piccoli frutti di bosco.

Ha 12° di alcool, se ne presenta 13° o più si può fregiare dell'appellativo "Superiore" ed in tal caso non può essere immesso al consumo prima del 1 novembre dell'anno successivo alla vendemmia.

E' indicato su piatti impegnativi con sughi o ragù, anche di selvaggina o cacciagione, carni con funghi, stufato di capra con fagioli (piatto tipico di Dolceacqua) e con formaggi semistagionati.

La temperatura di servizio sarà di 18/20°C. ed il periodo ottimale di consumo sarà dopo due, tre anni, anche se, nelle annate migliori, può affinarsi bene anche più a lungo.

E termino con un'ombretta letteraria; leggo da Alceo, poeta enoico per eccellenza già nei secoli VII e VI a.c., questi versi: "Beviamo! ... perchè attendiamo le lucerne? tira giù o mio caro le grandi coppe istoriate, il figlio di Zeus e Sémele infatti ha dato agli uomini il vino perchè dimenticassero i loro dolori, versa mescolando una misura e due piene fino all'orlo e l'un bicchiere scacci via quell'altro...".

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