Trentino, regione montuosa, grandi gruppi dolomitici, fiume Adige, rigogliose valli ma, forse non tutti sanno che , laddove il lago di Garda sembra indicare con la sua "punta" la strada maestra per la Valle dei Laghi si può trovare una vera perla dell'enologia mondiale il Vino Santo Trentino magico risultato di tanto lavoro e pervicacia tutta trentina.
Nasce da uva nosiola, vitigno autoctono, la zona si estende dal lago di Garda su per Toblino, Santa Massenza, fino a Vezzano; fa parte della DOC Trentino dal 1971, il disciplinare di produzione è molto rigido, la qualità ineccepibile.
Determinante è l'azione regolatrice, sul clima, della "òra del Garda" un vento temperato che quotidianamente risale la valle e che consente un'adeguata conservazione ed il lungo appassimento delle uve in maniera corretta.
A ottobre inizia la vendemmia con un'attentissima selezione delle uve che vengono riposte in apposite cassette e trasferite in locali detti " fruttai"; qui i grappoli di nosiola vengono collocati su graticci o telai in legno detti "arele" e lasciate appassire per cinque o sei mesi. In questo lasso di tempo avviene il miracolo biologico che trasforma, grazie alla botritys cinerea o muffa nobile, la glicerina in zuccheri dall'interno dell'acino, qui sta la magia della natura, se l'attacco avvenisse dall'esterno, come a volte capita addirittura sulla vigna, i grappoli ammuffirebbero senza rimedio.
Ora i grappoli hanno perso circa il 50% del loro volume, la pigiatura avviene durante la Settimana Santa, il prodotto trascorre in un primo tempo parte della marurazione in accaio e dopo in piccole botti di rovere ove riposa, a differenza di altri vin santi, fino a sei, otto anni per poter raggiungere un corretto equilibrio alcoolico e zuccherino.
Il Vino Santo Trentino raggiunge così una personalità inconfondibili ed inimitabile, l'ho gustato personalmente nella romantica cornice di Castel Toblino e dovo dire che ho provato sensazioni che ricorderò per sempre, al colore si presenta giallo dorato più o meno carico, il bouquet è ricco, intenso ricorda la frutta passita, fichi secchi, il soave miele di acacia, si avvertono note vanigliate, è veramente elegante, abbiamo piacevoli conferme al gusto, delicatamente dolce e pieno, mai stucchevole avvolge e coinvolge come pochi vini sanno fare, lunga la persistenza aromatica e l'intensità, alle sensazioni retro-olfattive si hanno, accentuate, le percezioni dei profumi sopra indicati.
Lo si abbina felicemente con pasticceria secca della tradizione, zelten, torta fregolota e crostate con fruta o marmellate; tutto da scoprire in abbinamento con il foie gras, gorgonzola servito su crostoni caldi spalmati di miele di corbezzolo o castagno, ottimo da meditazione.
E per concludere leggo da Orazio: "E' primavera, godi, fai festa. Ti sovrasta la notte eterna, la squallida sede di Plutone. Lì non ci saranno più conviti e non sorteggerai più con i dadi il regno del simposio; rimane ai vivi il vino, ai morti il pianto" ogni commento pare superfluo.
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