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Il leggendario Moscato, di Franco Massa

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Il leggendario Moscato

di Franco Massa

Resiste, nell'astigiano, memoria indimenticata dei nonni piemontesi, il piacere, ancora oggi di raccontare una vecchia leggenda: Secoli e secoli fa, dopo aver superato indenne i mari e gli appennini, giunse in queste terre di Langa, baciate dalla sorte, un giovane, si chiamava Eliar e proveniva dalle lontane isole greche. Trovò in questi luoghi la terra che da tempo andava cercando, vi piantò alcune barbatelle di un prezioso e sconosciuto vitigno che aveva portato con sè e diede vita ad un piccolo vigneto.

Dopo pochi anni la fama del vino di questo giovane "foresto" giunse fino ad un'importante famiglia locale, proprio nel momento in cui si era deciso di allestire un grandioso banchetto per festeggiare il vecchio patriarca, molto avanti negli anni e, ahimè, prossimo alla morte.

Alla festa non poteva mancare, per una famiglia così importante, il nuovo vino di quel giovane greco; ebbene, la leggenda narra che appena il vecchio ebbe assaporato un goccio di quel nettare ne fu talmente rianimato così da vivere ancora per lunghi anni tra l'affetto dei suoi cari e la stima dei suoi concittadini. Quel vino era proprio il mitico Moscato!

Fin quì fra storia, leggenda e fantasia: si sono consumati da allora, milioni di ettolitri di moscato ma è pur vero che, forse per abitudine o forse per leggende tramandate di padre in figlio, ancora fino a pochi decenni fa o forse meno, alcune malattie da raffreddamento venivano curate anche con l'ausilio del moscato e se ne dava pure alle puerpere subito dopo il parto.

Ma eccolo infine il Moscato d'oggi, sia esso Asti Spumante o Asti o Moscato d'Asti, ha avuto il riconoscimento Docg fino dal 1993; la zona di produzione viene fissata in ciinquantadue comuni nelle province di Asti, Cuneo ed Alessandria, la miglior produzione a mio avviso rimane nella zona di Canelli, Santo Stefano Belbo e Strevi; più attiva la produzione del tipo spumante, meno quella del tipo "tappo raso" leggermente frizzante naturale ma non spumantizzato; senza dubbio di nicchia la produzione del Moscato Passito o Vendemmia Tardiva vera "perla" delle Langhe.

Alla vista si presenta con un bel colore giallo paglierino più o meno carico, i profumi sono caratteristici, oltre alla noce moscata ed alla salvia sclarea si avvertono sentori di fori di acacia, sambuco e achillea; piacevoli profumi che vengono confermati dal gusto e, come sensazione retroolfattiva si avvertono chiaramente note speziate e di miele di acacia. Lo abbiniamo prevalentemente con dolci di pasticceria fresca con presenza di crema pasticcera, crema chantilly, panna ed anche zabaione è meno indicato per la pasticceria secca, ma riescea dare il meglio di sé anche nella "meditazione"; provare poi il Moscato Passito con alcuni formaggi erborinati, non troppo "forti" abbinati con miele di castagno.

E per finire, dal momento che anche vino e arte sono sempre andati d'accordo, leggo dai "Diari" di Paul Klee: "...niente come il vino è in grado di creare quello stato di euforia, di controllata follia, di evasione che è necassario alla creazione..."

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