Settembre, il mese dell'inizio della vendemmia italiana. Sarà una buona annata? Chi lo può sapere ancora. Di sicuro sappiamo che l'impegno dei nostri produttori, o forse meglio dire dei produttori "nostrani", sarà massimo per molti motivi, uno su tutti quello di dimostrare che si potrà continuare a fare grandi vini anche senza l'utilizzo di "additivi", chimici o legnosi che siano. Introduzione polemica? No, affatto, non rientrerebbe nello stile di questa rubrica. Invece una piccola riflessione per introdurre un grande personaggio, che non fa vino, ma lo ama e forse ancora molti non lo sapevano. Si perché stiamo parlando della voce della "Nazionale", quella appena tornata trionfante dalla Germania, l'Italia di Lippi e dei suoi grandi campioni. Molti lo credono in "pensione", ma lui neppure sa cosa voglia dire questa parola. Bruno "Hilander" Pizzul. Eh si... grande appassionato di vino e soprattutto esperto della materia. Lo abbiamo incontrato a Montepulciano, dove si produce il Vino Nobile e dove il giornalista della Rai ha partecipato come ormai tradizione alla manifestazione "A Tavola con il Nobile" in veste di giurato. Abbiamo parlato di vino facendo un parallelo, forse scontato, ma pur sempre dovuto, con il mondo del calcio. E ora… "s'invola verso la porta, scarta il portiere, tiro e gooooalllll".
D. Bruno Pizzul, siamo qui davanti a un calice di un grande rosso toscano. Una bella serata stellata d'estate. Il vino c'è. Quanto è importante il vino nella nostra cultura secondo te?
R. Fin da sempre il vino, in quanto prodotto tipico del nostro territorio, riveste un ruolo fondamentale. Dai racconti intorno a una bottiglia al calore di un camino ai tanti appuntamenti di oggi. Di certo grazie alla comunicazione televisiva e dei giornali, che in questi ultimi anni ha portato alla ribalta questo nostro grande prodotto, oggi il vino rappresenta un po' in tutto il mondo l'Italia dei sapori. In un certo senso potrebbe essere definito una bandiera nazionale, una sorta di squadra di calcio azzurra (forse qui il colore andrebbe rivisto in questo caso) con tanti grandi campioni, i nostri vini appunto.
D. Il tuo rapporto con il vino. Si dice di Pizzul che sia un grande esperto, un intenditore critico e attento. E' vero?
R. E' vero che mi piacciono le cose buone e il vino, di buono in Italia ne abbiamo tanti, mi piace. L'etichetta di intenditore mi è stata data impropriamente quando a "Quelli che il Calcio" la domenica ho cominciato a presentare qualche bottiglia. Quello era un gioco che poi è diventato serio. Da lì si è detto che Pizzul era un grande intenditore. Qui bisogna fare chiarezza e dire che da essere una persona che apprezza e distingue i prodotti a una che se ne intende davvero, ce ne corre. Quindi direi che il vino è un elemento importante della nostra alimentazione così come un piacere che se goduto con intelligenza può regalare grandi emozioni gustative e non solo.
D. Mentre degustiamo questo vino non posso non cedere alla tentazione di incrociarti qualche traversone sul mondo del calcio. Come hai cominciato questa tua avventura durata oltre 2000 telecronache da tutto il mondo?
R. Ma un po' al contrario di molti produttori di vino di oggi (si inizia con i paralleli n.d.a.) che spesso prima conoscono il vino da fuori per poi cominciare a farlo, io ho cominciato a giocare a calcio, perché era la mia grande passione. Nel 1957 ero mediano del Catania. Poi ho continuato a giocare per qualche anno a livello professionistico nell'Udinese e nella Cremonese. Un infortunio grave al ginocchio, allora non era molto sviluppata la micro chirurgia di oggi, mi allontana dal calcio, quello giocato. Una passione però spesso rappresenta anche uno stimolo per tutti i giorni. Così decisi di provare la strada del "di fuori". Nel 1969 Radio Trieste istituisce un concorso per entrare in Rai. Decido di farlo e va bene. In quell'anno Juventus - Bologna è stata la prima di tante telecronache.
D. Oggi il calcio è cambiato tanto. Siamo nell'estate degli "scandali", di "calciopoli". Tu che sei un grande appassionato e conosci bene questo mondo, cosa ne pensi di questa situazione?
R. Diciamo che era nell'aria. Il calcio è un mondo fatto di tanti soggetti e soprattutto di tanti interessi economici. Succede un po' a tutti i livelli e in tutti i settori lavorativi che ci sia qualcuno che voglia arrivare più in là degli altri. Purtroppo si sta verificando una sorta di eruzione a scoppio ritardato. Stiamo tutti assistendo alle conseguenze con molto dolore perché ricordiamoci che il calcio è quello che si gioca in campo, dietro a un pallone, non quello dei diritti televisivi o degli interessi economici. Finché non arriveremo a capire che le due cose sono separate, anche se poi convivono, non riusciremo a superare questa impasse del momento.
D. E tu hai fiducia nella ripresa?
R. Il calcio è uno sport che esiste da sempre. Se andiamo in qualsiasi prato di qualsiasi angolo di città ci sono bambini e adulti che calciano un pallone. In Italia è lo sport nazionale, quello che più di tutti anima gli spiriti sportivi. Sono sicuro che tutto tornerà alla regolarità dello sport, che è quello che vince sempre.
D. Campioni del mondo! Rispetto all''82 non trovi che si sia sbollita troppo presto la festa?
R. Devo dire che ho notato molto meno entusiasmo. O meglio, al di là della settimana di cori, feste e danze nelle piazze, tutto si è sciolto in breve tempo. Da una parte credo sia anche l'evoluzione dei tempi. Nell'82 il calcio era sentito e vissuto in maniera molto diversa da oggi. Però un po' mi è dispiaciuto vedere giovani che hanno concluso così presto i festeggiamenti di questo evento che forse non sembrerà apparentemente, ma che in una notte ha riunito un intero paese a gioire e festeggiare insieme.
D. Sai che anche il vino in questo momento sta vivendo questo periodo di "evoluzione" con nuove pratiche in arrivo, avrai sentito parlare dei trucioli e del resto. Ecco tu cosa ne pensi di queste possibilità di produzione?
R. Non sono mica tanto d'accordo sai. No perché come ho detto prima il vino è un prodotto che rappresenta l'Italia dei sapori. Se tu cominci a farlo come non ti è stato insegnato credo si perda quell'atto naturale e tradizionale che da sempre lo ha distinto. Comunque confido nella grande passione dei nostri vignaioli che sanno bene cosa farà bene e male al vino. Invece sono d'accordo con le politiche che in un certo senso mirano a sviluppare un mercato che si guardi bene da questi grandi vini cileni e australiani che a livello gustativo e soprattutto sul rapporto qualità/prezzo per ora ci fanno concorrenza. Credo quindi che i produttori dovranno puntare a ridefinire una fascia di prodotto che guardi molto a questo aspetto molto caro al consumatore.
D. Da buon friulano ti sei lasciato scappare più volte che i tuoi vini preferiti sono i bianchi del nord. Confermi le voci o smentisci?
R. Sono cresciuto a Cormons in Friuli, dove torno spesso a trovare gli amici. Devo ammettere che crescere con i grandi bianchi di quella terra, il Tocai in testa, ti lascia il segno. Spesso, qui i puristi degli abbinamenti storceranno il naso, abbino volentieri un grande bianco del nord a una bistecca alla griglia. Sono abituato a quei sapori. Di certo prediligo la qualità. Bianco o rosso va bene, purché ci sia un buon lavoro dietro.
D. Sui rossi hai qualche preferenza?
R. Beh restando al nord il Piemonte ci fa assaggiare da sempre dei grandi vini. Idem la Toscana, qui ne abbiamo un esempio in questo calice. Devo dire che negli ultimi anni ho apprezzato molto l'evoluzione della produzione meridionale. Grandi vini in Sicilia, ma anche in Puglia e Basilicata. Insomma, come dicevo all'inizio abbiamo una squadra che può vantare grandi campioni.
D. Chiudiamo l'intervista con la tradizionale domanda: cosa fermenta nel tino di Bruno Pizzul? (tradotto: cosa bolle in pentola?)
R. Tanti progetti legati alla televisione e non solo. L'autunno deve cominciare e così anche i campionati. Il resto sarà tutto una sorpresa.
Alessandro Maurilli è nato nel 1980 in un piccolo paese della provincia di Arezzo, nel cuore della Valdichiana. Dopo aver frequentato gli studi...
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