Caro amico lettore, prima di iniziare la lettura di questo post fai partire questa canzone.
Il popolo della rete si è indignato un paio di volte durante questa settimana. La prima volta è stato quando il (brutto) sito Nonnciclopedia ha dichiarato la chiusura a seguito di una denuncia per diffamazione da parte di Vasco Rossi. A colpi di #vascomerda la timeline di twitter si è riempita di chiose in difesa della libertà di espressione, contro la censura. La questione si è poi risolta a tarallucci e vino, con un accordo fra le parti, ebbre di una pubblicità e di una risonanza - forse - inaspettate.
La seconda volta l’indignazione è cresciuta quando Wikipedia si è autosospesa per protesta nei confronti di quanto previsto dal comma 29 del ddl sulle intercettazioni che stabilisce che «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono». Riassumendo: se tu scrivi qualcosa di qualcuno e quel qualcuno si sente offeso può chiederti la rettifica, che tu sei obbligato a pubblicare entro 48 ore dalla sua richiesta se non vuoi incorrere in pesanti multe. La norma, ‘sì scritta, è chiaramente indirizzata anche a siti e blog, ed è un chiaro tentativo di censura preventiva. La levata di scudi, anche in questo caso, è stata unanime, anche se più moscia rispetto a quella del giorno prima.
Urla di gioia sono però giunte quando si è venuti a sapere che la commissione Giustizia della Camera, con un accordo trasversale, porterà in aula una modifica volta a rendere obbligatoria la rettifica solo per le testate registrate. Sono quindi salvi siti e blog. Contenti tutti, protesta ritirata, grandi festeggiamenti per la vittoria. Ma è solo la vittoria di un paese spaccato, di un mondo dell’informazione, dal basso e dall’alto, che non si parla. Anzi, che si disprezza e si ignora, in quella che sta diventando ogni giorno di più una guerra fra poveri. Salvi i blog che gli altri si fottano. Poco importa se molti blog sono a tutti gli effetti testate registrate.
Se solo riuscissimo a distinguere la forma dalla sostanza capiremmo che la libertà di espressione è libertà di espressione, comunque la decliniamo. Per tutti gli altri vale quanto scritto da Lorenzo de’ Medici verso la fine del 1400: Chi vuol essere lieto, sia: Di doman non c'è certezza.
Davide Cocco nasce nel 1974 a Valdagno, all’ombra dello stabilificio Marzotto. È figlio, come molti suoi coetanei, della crisi...
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