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Viaggio a Rauscedo

di Renato Rovetta

L’ idea era di raggiungere Longarone e la diga del Vayont, proseguire per San Daniele e raggiungere Rauscedo in Friuli, patria delle barbatelle, degustando i vini e i prodotti classici del territorio. Partiti dal lago d’Iseo verso il Passo del Tonale, siamo scesi in Val di Sole, poi in Val di Non, per raggiungere prima Cles e poi Trento. Ed è a Cles, centro della Vallata, che comincia lo spettacolo della natura, perché là inizia la zona di coltivazione delle mele, e le coltivazioni si perdono a vista d’occhio. Ci attendevano quelle mele speciali, quegli alberi gonfi di frutta che già avevamo visto fiorire in primavera, e che oggi erano davvero uno spettacolo. Il Lago artificiale di Santa Giustina fa da cornice ad un paesaggio fiabesco, e quando passi sopra a quel ponte, che è poi la strada sopra la diga, ti prende un po’ di paura, e per non perdere la concentrazione non guardi in basso. Dal Lago di Santa Giustina, si scende lentamente verso Trento ed il paesaggio cambia, e quelli che prima erano meli ora sono vigneti. Le vigne del Teroldego Rotaliano sono ovunque tu guardi, tutte intorno alla città di Trento, la avvolgono, e questa strada che la attraversa, lascia una scia di profumi di vite, di vigna, di mosto, di uva, i ricordi di quando da bambino andavo con la nonna e le zie a vendemmiare e la festa aveva inizio.

Per finire siamo arrivati a Trento, e la visita all’ Istituto Agrario di San Michele all’Adige, è d’obbilgo. Fondato nel 1874 quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck deliberò di attivare a San Michele una scuola agraria con annessa stazione sperimentale per la rinascita dell'agricoltura del Tirolo. Immerso nelle campagne, che nel giro di un attimo diventano montagne, a picco sulla Valle, da molti anni l’Istituto svolge incarichi di consulenza e collaborazione per conto di università e aziende vitivinicole per la ricerca scientifica e l’assistenza tecnica sul territorio. L’arrivo a Belluno è piacevole, in tempo per l’aperitivo, ritrovare gli amici Dilo e Stefano, amanti del Buon Bere e poi su a Longarone a Casa Gilda B.&B. di Silverio guida alpina, con i suoi racconti della montagna e di quella maledetta frana, in quel maledetto ottobre. E’ proprio grazie a Silverio che fissiamo un appuntamento per il giorno dopo a Rauscedo, dove faremo visita alle barbatelle in uno dei vivai più importanti in Italia e nel mondo. L’ambiente a Casa Gilda è sempre familiare, il riguardo verso gli ospiti è pari alle attenzioni che si ricevono. La mattina successiva, dopo un’ abbondante colazione, salutiamo Silverio, inforchiamo la moto e via verso la diga, per poi raggiungere San Daniele.

Ci arriviamo quando suona una sirena che avverte, turisti e non, che è mezzogiorno, quindi aperitivo, e gambe sotto il tavolo, qui c’è il Signor Prosciutto che ci aspetta. L’incontro è dei più azzeccati, Tocai Friulano, Ribolla Gialla, e San Daniele a iosa. Siamo a metà pomeriggio quando si riparte, e sono le diciotto quando arriviamo all’appuntamento con Alfio Lovisa figlio di Atanasio, e Lucio Basso, diciamo pure due degli artefici di un’ Azienda in primo piano per quanto riguarda il mondo delle barbatelle, della microvinificazione e della ricerca clonale. Ci raccontano di come tutto è nato quando Atanasio insieme ad alcuni amici e familiari hanno creato una cooperativa, la “Vitis Rauscedo”. Attualmente stanno realizzando un importante programma di selezione clonale per quanto riguarda vitigni nazionali e internazionali, con un’attenzione particolare a quei vitigni cosiddetti “autoctoni”, che raccontano la storia delle diverse viticolture regionali. Ma cosa succede esattamente ce lo raccontano mentre siamo nei vigneti adiacenti alla Cooperativa. Vitis Rauscedo, dispone di una vasta gamma di cloni acquistati dai migliori genetisti europei, il lavoro consiste nell’arricchire sempre di più il patrimonio genetico della vite, con l’intento di garantire alla clientela, barbatelle idonee ad ogni esigenza.

Addirittura è nata la collaborazione con il Dipartimento di produzione Vegetale dell'Università degli Studi di Milano, e con il coordinamento scientifico del prof. Leonardo Valenti, ed altri numerosi protagonisti del mondo della ricerca viticola. “Vitis Rauscedo è la prima cooperativa vivaistica in Italia - ci spiegano - ad aver omologato cloni con i nuovi protocolli. I primi cloni omologati sono stati quelli del Primitivo, del Negroamaro e dell’ Aglianico, a cui sono seguiti il clone del Montepulciano e della Malvasia di Candia. Ma il progetto andrà avanti fino al 2012 interessando tutte le varietà autoctone italiane”. L’argomento è sicuramente interessante, e mi affascina il sapere di vitigni e barbatelle, ma ancora di più quando passiamo alla degustazione. Ed è proprio con un Verdicchio clonale di Jesi, che le sigle indicano come VLVR20, VLVR30 e 50 che il nostro appetito di sapere viene appagato da un’ insieme di sensazioni e profumi, caratteristici del vitigno. E poi abbiamo avuto l’occasione di vedere per la prima volta il Sagrantino di Montefalco Bianco, è qui che Alfio mi svela che quest’uva deriva da semi autofecondati di Sagrantino Rosso. Uno spettacolo.

Dopo queste degustazioni oggetto del nostro lavoro, ci siamo ritrovati in un agriturismo non molto lontano dall’Azienda, si chiama Il Bosco di Arichis, rustico ma elegante ed accogliente, l’occasione per rilassarci e trascorrere la notte in una delle 11 camere, la nostra dedicata al grande pugile Primo Carnera, lui era di Sequals, un paesino a non più di venti chilometri di distanza. Da sottolineare lo spaccio, che trova posto all’interno dell’agriturismo, ed offre prodotti di qualità e del territorio, come i vini di alcune importanti zone del Friuli, i formaggi ed i salumi. E sempre allo spaccio, possiamo prendere una pausa, per la colazione o l’aperitivo con gli amici, ed è qui che abbiamo avuto la possibilità di assaggiare un Gewurztraminer, davvero speciale. Un colore giallo paglierino intenso e quel profumo di frutta e di agrumi, e poi finalmente un sorso, quel sorso aromatico che coccoli in bocca, mentre scende e ti inebria, e ti scalda. Un gran bel vino. La mattina successiva il cielo era un po’ alla traditora, che non sai cioè se piove o se di li a poco uscirà il sole, ma era tempo di rientrare a casa. Ed ora che scrivo, il ricordo di qui giorni è ancora più vivo, e il ricordo di quel vino ancora più intenso. Nel frattempo è nato Gabriele Lovisa, figlio di Alfio e nipote di Atanasio, una nuova generazione, e noi già immaginiamo cosa farà da grande.

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Sommelier Professionista e membro della Commissione di Selezione Vini in qualità di esperto per la Camera di Commercio, oggi ValorItalia...

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