I lavori nella “Vigna da accudire” erano iniziati con la potatura ad alberello che è anche l’unico sistema di allevamento usato in questi territori. La vigna si trova in Calabria esattamente tra il comune di Cropalati e Destro che è una frazione di Longobucco, in provincia di Cosenza. Dopo la potatura e in seguito alla ripresa primaverile del ciclo vegetativo i lavori in vigna sono continuati secondo le consuetudini locali che da qui raccontiamo brevemente. I trattamenti contro Oidio e Peronospora sono stati esclusivamente a base di rame e zolfo.
Quest’ultimo è stato somministrato in forma di polvere subito dopo il germogliamento. Successivamente sono seguiti altri tre trattamenti in forma bagnabile: due prima della fioritura e l’ultimo a grappolo quasi formato.
Non ci sono segni di malattia sulle foglie e sugli acini nonostante il clima fin qui avverso, caratterizzato da pioggia nel periodo di pre e post fioritura. Probabilmente si interverrà in futuro con un altro trattamento dello stesso tipo ma solo in caso di reale necessità.
La legatura dei tralci è stata fatta utilizzando un metodo locale tradizionale con le foglie filiformi di una pianta perenne appartenente alla famiglia delle graminacee che cresce in abbondanza in alcuni luoghi di questo territorio. Questa pianta una volta era quella principalmente usata per legare i tralci dai contadini che conoscevano anche i posti migliori dove poterla raccogliere. Essa era tagliata e sistemata a mazzetti legati attorno alla cintura quando si entrava nei filari per la legatura. Ormai questa essenza è stata completamente sostituita da materiale sintetico ma ne ho voluto tenere memoria e rivalutarne l’utilizzo. Nello slide show si mostra sia la pianta che il tipo legatura. L’allevamento ad alberello richiede un palo di sostegno cui vanno legati i tralci mano a mano che raggiungono una certa altezza
Quando l’erba all’interno dei filari cresce troppo bisogna tagliarla e rivoltarla allo scopo di arricchire un po’ il terreno di sostanza organica e di qualche minerale da essa derivante. Questo lavoro è stato fatto in tutto due volte. Qualche altra volta l’erba è stata solo tagliata e lasciata a seccare nei filari per mantenerne un facile accesso.
E’ stato fatto anche il diradamento dei polloni mantenendo solo i tralci nati dalle gemme lasciate in fase di potatura; più avanti in base al portamento della vite e al suo vigore si deciderà se diradare ancora o lasciarle tutto il carico dei grappoli cosi com’è.
Siamo riusciti dopo qualche piccola ricerca in loco ad avere notizie interessanti sull’origine del vitigno in questo territorio. Secondo alcuni esperti vignaioli della zona si tratterebbe di Nerello Cappuccio impiantato agli inizi del 1900 dalla famiglia dei “GAROCCIULI” proprietari terrieri e bravi viticoltori (da cui il nome “GAROCCIULAME” attribuito localmente al vitigno) dopo numerosi tentativi con altri vitigni tra cui il Gaglioppo, autoctono per eccellenza in Calabria, che però non diedero luogo a sufficienti produzioni ed erano più vulnerabili alle malattie. Da allora è stato il principale vitigno a essere coltivato in questa parte di territorio.
Il Nerello Cappuccio è un vitigno autoctono della Sicilia coltivato sulle pendici dell’Etna tra i 350 e i 900 s.l.m.. Concorre per circa il 20% alla produzione del vino Etna rosso insieme al nerello mascalese; il suo nome è dovuto alla particolare conformazione della pianta a forma di cappuccio quando coltivata ad alberello. La sua produzione è andata calando anno dopo anno e per un certo periodo se ne è temuta anche l’estinzione. La raccolta è tardiva e viene effettuata di solito verso la metà del mese di ottobre.
Ci risentiremo a presto per la vendemmia e nel frattempo buon “ Vino in Garage” a tutti!
Garagista microproduttore con la passione per il vino e per la terra. Fin dalla prima infanzia e dove arriva la mia memoria c'e' sempre il...
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Inserito da Silvio Gentile
il 07 aprile 2013 alle 13:57È possibile trovarla oppure coltivarla al Nord?