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Gewurztraminer, la curiosa doppia origine di un nome, di Giancarlo Cipriani Noce

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Gewurztraminer, la curiosa doppia origine di un nome

di Giancarlo Cipriani Noce

Credo tutti conoscano il Gewürztraminer almeno per averlo assaggiato una volta. Quelli che non lo conoscessero avrebbero mancato certamente una buona occasione e consiglio loro vivamente due cose:

1. non mancare di farlo alla prima occasione.
2. interrompere immediatamente la lettura di quanto segue.

Non potrebbero capire, infatti, il Furor Sacro che infiamma i veri adepti nel ricercare e stabilire la genealogia dei loro beniamini (vini, beninteso). Intanto bene sarebbe chiarire una volta per tutte che la grafia è, per l'appunto, Gewürztraminer oppure Gewuerztraminer oppure ancora, per semplificare, Gewurztraminer.
Assolutamente NON Gewurtztraminer, quella T in più non c'entra per nulla.

Il nome, infatti, è una parola doppia (tipica della lingua tedesca) composta dalle due parole base GEWÜRZ e TRAMINER. La prima è il participio passato del verbo WÜRZEN il cui significato è AROMATIZZARE.
La seconda è il genitivo di TRAMIN significa cioè DI TRAMIN. Dove Tramin non ha alcuna significato né in tedesco classico, né in dialetto alsaziano, né in altri dialetti di ceppo germanico conosciuti attuali o antichi.
Un bel dilemma. Cercherò, quindi, di illustrarvi come sono arrivato all'ILLUMINAZIONE e, finalmente alla CONOSCENZA.

Mi trastullavo nella compulsazione di un sacro testo (il solito autore francese) che mi giurava e spergiurava che il nettare che, nel frattempo, stava disegnando tutta una serie di strettissimi, armoniosi, ed alti archetti sulle pareti del mio calice, veniva da un cépage di nome traminer, autoctono dell'Alsazia quando, di colpo, mi son detto: "Ma che storie sono? Qui non ci vedo chiaro!" Allora ho tuffato ancora una volta la mia fortunata proboscide nel calice, ho aspirato profondamente e, trascurando i sospiri delusi che trafiggevano le mie orecchie ma non il mio gelido cuore, mi sono spostato verso la libreria.

Inebriato e rianimato da tanta armonia olfattiva mi son buttato sugli americani che, si sa, per quel che riguarda i vini francesi son quelli che ne san di più (vedi Robert Parker), e lì, per quel che riguarda il nome, mi son imbattuto in questa strana definizione: "vino speziato il cui vitigno viene dal Palatinato" (non in Parker, però).
Mah… Mistero fitto. Geograficamente, però, ci stavamo spostando verso Levante. Io, invece, mi sono spostato verso la tavola sulla quale troneggiava la bottiglia accuratamente riposta nella glacette e, dopo aver cautamente introdotto un po' di nettare nel mio immeritevole cavo orale, ho eseguito le liturgie rituali sospendendo perciò ogni altra azione e pensiero.

Dopo aver esaurito i necessari preliminari ho dichiarato al colto a all'inclita che quella bottiglia andava più che bene e che non si sognassero che per quella sera glie ne stappassi un'altra. Dopo di che ho fatto il giro dei calici degli amici, cominciando dalle signore (un po' stremate, per la verità, dopo tanta attesa), ho rabboccato il mio e via, andare. Ne è seguita, colta, ampia causerie cui tutti hanno portato contributo (mentre accuratamente prosciugavano la bottiglia, dannate spugne!) dopo di che mi si è fatto osservare che anche in Alto Adige…

"Eh no!" e la voce mi è uscita stridula come il gesso su una lavagna, "Adesso non crediate che con la scusa dell'esegesi colta vi tiri fuori anche il mio … !" e qui ho citato il preziosissimo Cru che tutti gli anni vado impavidamente a conquistare a Termeno combattendo per ogni bottiglia in più - da comprare, beninteso - "Piuttosto vi stappo un Tawny, un Praepositus di dieci anni, mi sveno, ma il mio … no! Quello ve lo scordate!".
Ho ramazzato il fido cavatappi a tre stadi e mi son messo a giocherellare minacciosamente colla lama del coltellino.

"Ma no, maledettissimo zuccone. Tu possa sprofondare." mi ha risposto il dolce e caro amico che ben mi conosce da più lunga pezza. "Braccino corto va bene, ma non esagerare, che te lo taglio! Volevamo solo dire che il tuo … viene da Termeno che in tedesco si dice Tramin!" A questi punti era tale la vergogna che sono andato a stappare un'altra bottiglia. Di alsaziano ovviamente!
E per quella sera la cosa è finita lì.

Giorni dopo ero in ufficio, davanti allo schermo del Castigo di Dio che mi aveva torturato tutto il dì.
"Due P…" pensavo"Ora basta. Spengo tutto e vado a casa!". Di colpo mi è tornata in mente la colta e distinta causerie in merito al Traminer ed alle sue implicazioni geografiche. Ho guardano lo schermo perfidamente ammiccante, ho sussurrato "A noi due, ti sfido!" ed ho cominciato a darci dentro di tasti.
È venuto fuori di tutto e di più ma il succo era questo: per i Francesi non vi eran dubbi: il cépage Traminer era da sempre alsaziano; per i Tedeschi il "Rabe" era da sempre tedesco.

Per noi Italiani, invece, un po' così e un po' cosà, un pochino su ed un pochino giù… penoso!
La cosa più divertente, però, l'ho incontrata su un sito che non citerò (si dice il peccato e non il peccatore) in cui si sostiene che: "ci contendiamo la paternità del nome con l'Alsazia: da queste parti" vi si dice parlando dell'Alto Adige "c'è una località di nome Termeno, Tramin in tedesco, e la logica dei fatti vorrebbe il nome del vitigno derivato dal luogo, ma è anche verosimile che siano stati i legionari romani ad importare il Traminer dalla Francia e a dare il nome alla cittadina"

Pensate un po': I legionari prendono il vitigno che già si chiama Traminer nell'Alsazia di allora (che proprio non so come si chiamasse) e lo portano in Tirol (che, certo, non si chiamava Tirol) poi fanno un vino che è così buono, ma così buono che si prendono tutti, ma proprio tutti - uomini donne e financo bambini - una ciucca colossale interetnica ed interculturale. Al risveglio, con la bocca ancora un po' impastata, si guardano negli occhi, ancora un bel po' arrossati, e decidono che, da quel dì, quel luogo benedetto si sarebbe chiamato come il vitigno: TRAMIN.

Oppure. Seconda ipotesi: i nostri valorosi legionari prendono il vitigno e lo portano a Tramin, poi ci fanno il vino che - miracolo - è già buonissimo. Lo portano in Alsazia e dicono agli Alsaziani: "Allora, qui c'è il vino che abbiamo fatto con il vostro vitigno. Il vino si fa così e così. Voi lo potete fare, però il vitigno che abbiamo preso qui e che fino ad ora avete chiamato cosà, lo dovrete chiamare Traminer sennò ci arrabbiamo. Okkei?" e gli Alsaziani del tempo, che erano tutti dei subnormali, invece di tirargli la mazza ferrata sull'occipite, rispondono "Okkei Padrone, come vuoi tu, Mio Signore!". E da quel giorno vissero tutti felici e contenti.

Ma dai…

Naturalmente - e meno male - su http://www.tramin.com/cms/deutsch/wein-gourmet/ , sito ufficiale di Tramin, affermano alto e forte che il Traminer è vitigno autoctono di Tramin. "Gewürztraminer. Hier ist er daheim" ovvero "Gewurztraminer: qui é casa sua" dicono esplicitamente, inoltre sul sito
http://www.tramin-wine.it/p12000_it.html spiegano anche il perché e il percome.

Vabbeh. L'ho messa giù un po' dura. Vi siete annoiati?
Peccato. Io comunque vi avevo avvertiti.
No?
Peccato.

Comunque piantiamola di fare i Sor Tentenna.
Il Gewürztraminer è originario di Tramin in Südtirol o se preferite di Termeno in Alto Adige e che sia finita! Ovviamente nessuno nega che lo facciano splendidamente anche da altre parti. In Alsazia, per esempio.
(Noi non siamo come i produttori di Champagne: gelosi, gelosi, gelosi).

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