Quando nel lontano 1451 i monaci del convento di St. Vivant (un piccolo monastero della Borgogna, nei pressi di Vosne-Romanée) vendettero alla famiglia Croonembourg la piccola vigna chiamata Cros del Clou, di neppure 2 ettari di estensione, non immaginavano lontanamente che stavano per privarsi di quella che negli anni a venire sarebbe diventata la più famosa (e certamente la più costosa) produzione vitivinicola del mondo. Il convento è oggi in rovina, ma manifesta ancora l'antica bellezza ed esprime il senso della grandiosità e della serenità dell'epoca. I Croonembourg rivendettero il vigneto nel 1760 al Principe di Conti, dopo avere abbandonato il nome di Cros de Clou per la nuova denominazione di Romanée. Gia all'epoca il dominio Romanée-Conti era considerato il miglior vigneto della Borgogna.
Nel 1869 la Romanée-Conti fu venduta al Signor Duvalt-Blochet, che acquistò anche possedimenti in Richebourg, Echezeau e Grands-Echezeau, mettendo così insieme gran parte dei possedimenti ora di proprietà dei suoi diretti discendenti: la famiglia Villaine e la famiglia Leroy/Roch. Il vigneto di La Tache, che nel secolo XVIII era considerato il più caro della Borgogna (il Principe di Conti riservava a sé solo la produzione della Romanée-Conti) fu acquistato solo nel 1933.
Il Domaine possiede attualmente in esclusiva i crus della Romanée-Conti e La Tache, la metà di Richebourg, circa un terzo di Grands-Echezeau, un settimo di Echezeau e metà di Romanée-Saint Vivant. Unico cru produttore di vino bianco è l'incredibilmente raro Montrachet di cui possiede 0,67 ettari su un'area totale di circa 8 ettari. Dalla fine del secolo scorso (1992) Aubert de Villaine gestisce il possedimento, assieme ad Henry Roche.
I vigneti della Romanée-Conti sono situati attorno al villaggio di Vosne-Romanée ad un'altezza media di circa 240 metri, su pendii a sud est, protetti da folte foreste che coprono le sommità delle colline. Tale conformazione dei luoghi conferisce una particolare piacevolezza e favorisce l'amenità del sito. Il suolo è ricco di ferro e di calcare su una base di roccia marnosa e ciò, oltre a contribuire alla tipicità del prodotto, favorisce un perfetto drenaggio del terreno.
Le viti hanno un'età media molto alta (circa 40 anni) e vengono fertilizzate solo con concimi organici, evitando, per quanto possibile, l'utilizzo di prodotti chimici. Il rendimento è fra i più bassi della Borgogna, basti pensare che negli ultimi anni sono stati vinificati meno di 25 quintali di vino per ettaro di terreno, mentre il rendimento medio degli altri grandi crus è di circa 35 quintali (1).
Generalmente la vendemmia viene ritardata per ottenere il massimo della maturazione delle uve e ciò, nonostante il rischio che tale attesa comporta (2).
Il vino viene affinato in botti nuove, rigorosamente provenienti dalle foreste del Tronçais (3). Non si effettuano filtrazioni: la chiarificazione avviene solo per decantazione (4) ed il travaso esclusivamente per gravità (viene omesso nel modo più esclusivo l'utilizzo di pompe). I vini maturano da 16 a 20 mesi in legno prima di essere messi in bottiglia ed anche tale operazione viene effettuata solo per gravità. La minima estensione del Domaine (1,8 ettari) consente la produzione mediamente di sole 6.000 bottiglie per anno. Ciò consente di ottenere un prodotto ricco concentrato, ma sempre di estrema eleganza e grande equilibrio, che, a ragione, mantiene da tempo la fama di miglior vino del mondo.
Degni di nota (5)
Stante l'unicità del vino in esame, non si riporta alcuna informazione di mercato.
Note
(1) La selezione clonale di Pinot Noir proveniente delle più
vecchie vigne della Romanée-Conti è finalizzata alla ricerca del
basso rendimento ed alla produzione di piccoli grappoli.
(2) L'improvviso variare delle condizioni meteorologiche può
compromettere decisamente la vendemmia per piogge o
grandinate.
(3) Ogni anno vengono costruite 300 botti nuove con legno che
abbia almeno due anni di stagionatura e devono passare almeno
tre anni per l'essiccazione dei fusti.
(4) Solo eccezionalmente è necessaria un'ulteriore
chiarificazione ed allora si ricorre all'utilizzo di chiara d'uovo.
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