L’incrocio latino-slavo (padre italiano, madre bosniaca) è perfetto e Marisa ne è una delle espressioni più riuscite. Sette le sorelle (lei è la quinta), sei i fratelli di un famiglia da “piccolo mondo antico”. Gli anni passano, ma Marisa conserva intatti i tratti della sua bellezza. Immaginatela poco più che adolescente e capirete perché Andrea non poteva non rimanerne rapito. Gli uomini, presuntuosi, s’illudono di poter coniugare il verbo rapire sempre all’attivo, ma non è così. In ogni caso l’idillio scoppiò e, quel che più conta, dura tuttora, cementato da Dorotea e Raffaele, ormai maggiorenni ed entrambi “portatori” del nome dei nonni. Raffaele, in particolare, si porta dietro con questo nome un’eredità ancora più pesante: quella del bisnonno.
Un grande capostipite, pioniere dello sviluppo turistico del “paese che non c’era” (Furore degli anni fra la due guerre mondiali, non era nemmeno quella che si definisce una “semplice espressione geografica”), aprì negli anni trenta la mitica Hostaria di Bacco (il nome fu già dall’inizio tutto un programma!) e creò la prima etichetta dei vini della sua “premiata” azienda agricola. In nome del padre o, meglio, del …nonno, Andrea Ferraioli, poco più che ventenne (esattamente nel 1980) “assorbe” la ditta concorrente, la “Vini Gran Furor – Divina Costiera”, acquistandone il marchio e le poche attrezzature. Crea, così, i presupposti per rilanciare la grande tradizione di famiglia e ne fa un vero e proprio “regalo di nozze” per Marisa, che di li a poco diventerà sua moglie e si avvierà a trasformarsi nella grande “donna del vino” di Furore.
Gli inizi sono, come sempre, difficili ma poi, via via le cose si aggiustano. Nel 1995 arriva la Denominazione di Origine Controllata per i vini Costa d’Amalfi e Furore viene individuata come una delle tre sottozone del disciplinare di produzione. E’ tempo di mettere da parte empirismi e dilettantismi e di puntare alla qualità senza ulteriori indugi. Inizia così il “sottile gioco” del fare sempre meglio, per affermarsi, competere sul mercato e tentare di vincere la terribile sfida della globalizzazione. Andrea e Marisa ingaggiano la loro battaglia. Non è stato facile superare le “angustie” di un territorio eternamente in bilico sulle balze collinari del versante amalfitano dei Monti Lattari, dove lo spazio è spesso una pura utopia. Occorre partire dalla riqualificazione del vigneto prima, della cantina poi. Un’opera paziente, quasi fideistica, condotta con grande oculatezza e con la consapevolezza di dover coniugare le esigenze di salvaguardia del prezioso patrimonio ereditato, ai bisogni di ammodernamento imposti dalle continue evoluzioni del mercato..
L’operazione è delicata ma riesce bene, anche grazie alla guida di Luigi Moio, maestro dell’enologia italiana e internazionale, subito chiamato a fornire la sua illuminata consulenza.. Il prestigio dell’Azienda cresce negli anni, fino ad esplodere in una quasi pirotecnica conquista di premi e riconoscimenti a livello internazionale. L’Oscar del Vino al Fiorduva quale “miglior bianco d’Italia 2006”, i “Tre bicchieri” sul Gambero Rosso, i “Cinque grappoli” dell’A.I.S., le “medaglie d’oro” a ripetizione alla Selezione del Sindaco delle Città del Vino, il riconoscimento “Best of Class” Award Limited Production negli USA, sono solo una parte dei riconoscimenti conquistati sul campo. Grande è la soddisfazione per Marisa e Andrea, che però dimostrano di non montarsi la testa e continuano, con l’amore di sempre, a impegnarsi personalmente (è qui lo sfizio!) con tenacia e perizia sia nella vigna che nella cantina. Un furore di fatiche il loro. Portato avanti con la consapevolezza antica che “chi lavora aspetta premio”.
Gran Furor Divina Costiera è un marchio che risale al 1942, quando iniziò ad essere impiegato per commercializzare i vini ottenuti dai terrazzamenti della Costa di Furore. Andrea Ferraioli, ultimo discendente di un'antica famiglia di vinificatori locali e la moglie Marisa Cuomo nel 1980 acquistarono il marchio Gran Furor Divina Costiera. Quell'anno, per Andrea e Marisa segnò anche l'inizio di una meravigliosa avventura, difficile ma affascinante: produrre vini in luoghi di incoparabili bellezze naturali, ma estremi sotto il profilo viticolo. Rocce a picco sul mare con viti da allevare, per poi raccoglierne il frutto da trasformare in vino. Nel 1995 quel duro lavoro, reso possibile solo dalla grande passione per il vino e l'amore profondo per i luoghi d'origine, venne premiato con la Denominazione di Origine Controllata Costa d'Amalfi. Il sogno di custodire le viti nella roccia - Fenile, Ginestra, Ripoli, Biancatenera, Biancazita, San Nicola, Pepella, Piedirosso e Aglianico -, approfondirne la conoscenza ed ottenere vino della più elevata qualità, diventa finalmente realtà.
SONO UN MASTER SOMMELIER INTERNAZIONALE, CHE LAVORA COME CONSULENTE PER MOLTE CANTINE E SOCIETA' DI IMPORT-EXPORT WINE& SPIRITS,IN ITALIA,...
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