Dove siamo
Situata ad est della rupe di Orvieto, la collina su cui sorge oggi la Tenuta Le Velette è stata da sempre punto di grande interesse agricolo e strategico nel corso dei suoi tre millenni di storia. La posizione, dalla quale si può controllare buona parte della valle di Orvieto, i terreni vulcanici, esposti al sole dall’alba altramonto e il particolare microclima con escursioni termiche importanti tra giorno e notte hanno fatto da sempre la sua fortuna. Gli etruschi introdussero la vite già nel VII secolo a.C e scavarono grotte nel tufo che, come avviene ancora oggi, permettevano condizioni ottimali di fermentazione e conservazione del vino. Durante il periodo romano la collina conservò la sua produzione viticola ma ebbe un ruolo come punto di controllo strategico: proprio al centro dell’attuale tenuta, dove oggi si trova villa Felici, fu costruita una torre di controllo e un punto di ristoro per i viandanti che percorrevano le strade di cui ancora oggi si trova traccia. Dopo il periodo travagliato di invasioni di barbari e longobardi la località riacquistò grande importanza come territorio dello stato pontificio. In questo periodo le grotte etrusche vennero ampliate e diventarono rifugio sicuro e luogo di culto per i primi monaci che di li a poco vi si insediarono.
Durante il feudalesimo la zona passò sotto il controllo dei Conti Negroni, feudatari di un vicino borgo della zona, mantenendo l’utilizzo vitivinicolo per secoli prima di essere portata in dote ad un ordine monastico da un discendente divenuto abate.
Nel 1857 la città di Orvieto vendette la tenuta alla famiglia Felici. Provengono da questo periodo le prime testimonianze specifiche dell'importanza della viticoltura nell'azienda, espressa, pochi anni dopo, con la produzione di vini di eccellenza, come attestano le numerose medaglie vinte in quel periodo nei concorsi enologici romani. Il vino della tenuta iniziò ad essere commercializzato nella neonata Italia.
Il passaggio fondamentale verso una viticoltura ed un enologia moderna avvenne negli anni ’50 quando il brillante agronomo toscano Marcello Bottai e la moglie Giulia, discendente della famiglia Felici, scelsero la tenuta come dimora e progetto di vita. Iniziò così un periodo di sviluppo e riorganizzazione dedicato a valorizzare appieno le potenzialità non solo dell’azienda ma di tutto il comprensorio, durante il quale si impostò la produzione di vini di alta qualità promuovendo anche la formazione di strutture di tutela della viticoltura orvietana. Fondamentale fu la fondazione con altri produttori di quello che poi sarebbe divenuto l’attuale Consorzio tutela vini di Orvieto. Una visione assolutamente innovativa per l’epoca che la giovane coppia ebbe non solo la fantasia di immaginare, ma il coraggio e la determinazione di realizzare.
Considerazioni di TigullioVino
Novembre 2012
L’Umbria è da sempre terra da vino. L'antico Orvieto, è stato uno dei pochi vini bianchi più esportati all’estero. Da alcuni decenni, è risalito all’attualità, presentandosi con una veste rinnovata e convincente, come nel caso di questa storica azienda. Di gran corpo e accattivante il Grechetto. Mentre il Calanco, sebbene deve ancora esprimersi compiutamente, è di sicuro lignaggio.
Marzo 2014
Per la seconda volta assaggiamo i validi vini di quest’azienda umbra. Tre vini di cui due bianchi e un rosso. L’Orvieto ha molta freschezza e struttura, ma è leggermente carente in morbidezza. Mentre il Grechetto ha si pienezza e persistenza, ma di limitata freschezza. Il matrimonio tra Sangiovese e Cabernet Sauvignon ha funzionato. Il vino che ne è nato, ha personalità e armonia.